Libia, il premier Al Sarraj potrebbe disertare la conferenza di Berlino
Dubbi sul possibile esito del vertice, mentre risale la tensione e le parti in causa, compresi gli alleati delle due fazioni, si scambiano accuse reciproche
Il premier libico Fayez Al Sarraj potrebbe disertare la conferenza di Berlino in programma sabato, decidendo di inviare solo una delegazione di Tripoli. Lo riferisce in un tweet la "Libya Al Ahrar", tv di base a Doha, in Qatar. Secondo l'emittente, che cita "fonti speciali del consiglio presidenziale", Sarraj potrebbe non recarsi personalmente in Germania ma mandare solo una "delegazione del governo di accordo nazionale".
Il clamoroso passo indietro, se confermato, rischia di indebolire la sostanza del vertice, convocato con la speranza di mediare un cessate il fuoco duraturo. Ma l'atmosfera è tesa anche per i nuovi scambi di accuse tra gli opposti schieramenti, con il presidente turco Erdogan che ha bollato il generale Khalifa Haftar come "un uomo inaffidabile".
Nella capitale tedesca, intanto, gli sherpa sono al lavoro per perfezionare una bozza di intesa da sottoporre alle parti al meeting in programma domenica. E la molla che avrebbe fatto scattare Sarraj sarebbe stata proprio un passaggio nell'ultima versione del documento, in cui si chiede un "nuovo governo di accordo nazionale": una mossa letta dall'entourage di Sarraj come il tentativo di spingere il premier a farsi da parte.
L'unico realistico obiettivo della conferenza di Berlino appare invece, a questo punto, solo quello di convincere le parti a sottoscrivere il consolidamento del cessate il fuoco scattato una settimana fa come precondizione per riavviare il negoziato politico, paralizzato negli ultimi nove mesi dall'offensiva di Haftar su Tripoli, e congelato dallo stesso generale nelle ultime trattative a Mosca.
Prematuro sembra invece il via libera a una missione internazionale sul terreno, sotto forma di una forza di interposizione Ue, per garantire il cessate il fuoco. Secondo
l'Alto Rappresentante Joseph Borrell, se ci sarà una tregua, l'Ue dovrà "essere pronta ad aiutare, eventualmente anche con soldati", anche per "controllare l'embargo alle armi". Ma se il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito che una "missione di pace Ue" serve, molti Stati membri non sarebbero in grado di garantire la loro parte di militari. E alcuni, come Germania e Francia, sono invece riluttanti a concederli.
A Bruxelles, del resto, c'è incertezza sul possibile esito delle parti a Berlino. E le dichiarazioni poco concilianti delle ultime ore alimentano i dubbi. Se Erdogan ha accusato Haftar di essere "inaffidabile" e di aver pianificato i suoi attacchi su Tripoli a dispetto del cessate il fuoco, l'Egitto, schierato con il generale, ha invece condannato l'invio di truppe turche in Libia che, secondo il ministro degli Esteri Sameh Shoukry, possono avere "un impatto negativo sulla conferenza di Berlino e sulla situazione interna in Libia".
Quanto ad Haftar, il generale mantiene un profilo ambiguo. Dopo essersi rifiutato di siglare la tregua con Sarraj a Mosca e di abbandonare le posizioni acquisite sul terreno, venerdì è volato ad Atene per fare sponda con il governo greco contro il trattato sulla gestione dei confini marittimi firmato da Erdogan con Sarraj, che prelude a trivellazioni turche nel Mediterraneo in cerca di petrolio. Haftar ha poi scritto al "caro amico Putin" dicendosi pronto a tornare in Russia per continuare a discutere di pace, quasi a voler escludere che le sorti della Libia si possano decidere a Berlino.
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