Prende il via il nuovo tour dei Modena City Ramblers che portano il loro combat folk nell'intimità dei teatri italiani. Proprio come successe più di 20 anni fa in occasione dell’uscita dell’album acustico “Raccolti”, la band fa ritorno al proprio suono originale, acustico, riproponendo i cavalli di battaglia scelti dal repertorio di 28 anni di carriera. "Riaccolti in teatro" parte con la data zero il 16 gennaio al Teatro Baretti di Mondovì (CN) e farà tappa anche a Milano, Roma e Firenze. Tgcom24 ne ha parlato con Massimo Ghiacci, membro storico della band.
Con il tour tornate a teatro dopo oltre 20 anni. Com'è per voi questa dimensione dato che vivete i concerti come un rito a stretto contatto con il pubblico?
È un luogo per noi molto affascinante forse proprio per il fatto che in tutti questi anni è sempre stata una dimensione nella quale ci siamo ritrovati dal punto di vista del fare musica e della dinamica che si crea col pubblico, molto diversa da quella nostra abituale. E' un uno spazio particolare che ha una sua magia e condiziona (positivamente) anche sia chi ascolta ma anche chi fa musica. Purtroppo non siamo mai riusciti a frequentare i teatri per quanto avremmo voluto. Quasi 10 anni fa approntammo uno spettacolo ad hoc, "Carrozze di terza classe". Attraverso le nostre canzoni percorrevamo la storia d'Italia. Purtroppo facemmo poche date. Ultimamente grazie all'interesse di qualche teatro e alle sononità dell'ultimo disco, ci è stata fornita l'occasione di poter nuovamente confrontarci con questa dimensione
In questo tour ci sarà anche un ritorno al vostro suono originale, acustico: cosa proponete dal vivo e come suonano le vostre canzoni a teatro?
E' una scaletta che presuppone un ascolto attento, quindi abbiamo fatto attenzione soprattutto agli arrangiamenti e un certo tipo di sensibilità anche nel presentare le canzoni. Si basa su un repertorio acustico perché comunque non ci sono strumenti elettrificati ed è anche la giusta conclusione di questo lungo tour di "Riaccolti", partito nel 2019 e che muoveva i suoi passi dalla registrazione catturata all'interno del nostro vecchio studio, totalmente acustica. Quindi sarà comunque un concerto decisamente folk almeno come tipo di strumentazione. Poi chiaramente la nostra attitudine non è quella solo quella di una band rigorosamente folk dato che siamo innamorati anche di altri suoni. Sul palco ci sarà comunque sempre l'identità Ramblers: quella di chi non si prende troppo sul serio e ha sempre un atteggiamento, seppure rispettoso, scanzonato e allegro.
Avete fatto un numero spropositato di concerti anche in contesti diversi in oltre 25 anni di attività: dove vi piacerebbe suonare dal vivo in futuro?
In effetti abbiamo suonato in ogni contesto, dalla Plaza della Revolucion a L'Avana al concerto del Primo Maggio al piccolo Club sperduto fino dagli zapatisti. A livello di gruppo ciò che ognuno di noi potrebbe rispondere è proprio quello che stiamo iniziando a fare in queste date, che speriamo abbia una continuità: suonare in teatri importanti. Forse è un piccolo sogno che in qualche maniera si realizza in queste otto date. Suoneremo anche in luoghi di prestigio per cui è già un'ottima cosa.
Dopo queste date nei teatri, suonerete anche date all'estero. In che contesti?
Da vari anni abbiamo la possibilità di suonare in alcuni club soprattutto in capitali come Londra, Dublino, Amsterdam, per un pubblico che molto spesso è composto per la maggior parte da italiani che vivono in queste città. Sono anche occasioni per confrontarsi con situazioni anche un po' più ruspanti e molto più on the road, legati al modo di fare musica dei nostri inizi, senza pretese. E' un ritorno alle origini molto salutare. Ma è anche interessante conoscere persone e storie di vita e cercare un incontro attraverso una comunicazione esplicitamente musicale che è un qualcosa di irripetibile.
Negli anni anni 90 quando avete iniziato, la combat music ha vissuto in italia il massimo splendore tra folk, ska, reggae, patchanka. In questi ultimi anni è completamente sparita. Nella musica di oggi si parla più dell'io che del noi: per te è un cambio fisiologico o lo specchio di un allontanamento o disinteresse generale per le questioni socio-politiche del nostro Paese?
Se oggi ci si guarda attorno si fatica a trovare delle realtà musicali che fanno qualcosa riconducibile a uno stare insieme in piazza. Tutte le espressioni musicali di chi oggi ha dai 30 anni in giù percorrono sentieri che come tu dicevi conducono a qualcosa che non è tanto da comunità quanto da individuo. E' un segno dei tempi senza dubbio ed è una conseguenza anche fisiologica di quel mutamento a livello sociale che ormai si è realizzato e in cui i giovani siono stati condotti sempre più a pensarsi come individui rapportandosi nei confronti degli altri e non più come appartenenti a una comunità sociale.
Sarete sul palco di Bologna il 19 gennaio con le Sardine, insieme a Subsonica, Afterhours, Bandabardò. Quasi un Primo Maggio di qualche anno fa...
Immagino i detrattori che già storcevano il naso davanti alla musica "da comunisti" del Primo Maggio, che in qualche maniera rivedranno la stessa scena a Bologna. Io credo anche nella bellezza dello stare in piazza e cantare e questo appuntamento non può che essere un'ottima occasione. Sono molto curioso di vedere l'atmosfera di questa manifestazione del movimento e di viverla.
Ecco le date del tour
16-01 MONDOVÌ (CN) - Teatro Baretti - DATA ZERO
18-01 MODENA - Teatro Storchi
22-01 TORINO - Teatro Colosseo
30-01 ROMA - Auditorium Parco della Musica - Sala Sinopoli
01-02 LA SPEZIA - Teatro Civico
07-02 MESTRE (VE) - Teatro Corso
13-02 FIRENZE - Teatro Puccini
14-02 CREMONA - Teatro Ponchielli
17-02 MILANO - Teatro Dal Verme
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