Da sempre coinvolta nelle attività della sua famiglia, Simona Fiorentini, Direttore Marketing ed Export di Fiorentini Alimentari, si racconta a Tgcom24.
Buongiorno, Simona. Inutile dire che il tuo cognome già fornisce molte informazioni su di te.
Certamente. La nostra è un’azienda familiare e da quattro generazioni ci occupiamo di prodotti alimentari salutistici.
Più di un secolo di storia: mi racconti come è andata?
Le origini della nostra attività affondano nel lontano 1918, quando il mio bisnonno aprì una piccola bottega nel centro di Torino, a cui seguì la gestione di mio nonno che negli anni ’40 iniziò a importare da tutto il mondo specialità alimentari e primizie servendo l’alta borghesia torinese. E’ negli anni ’70 che mio papà, dopo essersi laureato in economia e nonostante la pressione dei nonni che lo avrebbero voluto impiegato in banca, decide di dare una svolta imprenditoriale all’attività di famiglia, iniziando a rivendere ad altri negozi i prodotti che importava e diventando di fatto un distributore. Da lì all’acquisto di un magazzino il passo è stato breve, ma decisiva è stata poi l’idea di mia mamma che, mentre aiutava mio padre con la contabilità, ideò il marchio “Fiorentini” creando il primo logo e dando il via all’azienda come oggi la conosciamo.
Cosa vuol dire essere figlia di imprenditori?
Significa vivere l’azienda anche a casa, perché ovviamente il lavoro arriva anche tra le mura domestiche. D’altra parte, fin da piccolina andavo in stabilimento e cercavo di dare una mano, per esempio a insacchettare o a lavare le macchine. Alcuni tra i nostri collaboratori di più vecchia data ancora lo ricordano. E poi accompagnavo i miei genitori alle fiere di settore anche all’estero, macinando chilometri tra gli stand e i padiglioni, per cercare e provare nuovi prodotti da mettere in vendita.
A proposito: so che uno dei vostri più grandi successi è nato proprio grazie a un viaggio.
E’ così. Per chi vive l’attività come accade in un’azienda familiare, anche i viaggi di piacere si trasformano spesso in ottime occasioni per curiosare traendo magari spunto per qualche gustosa novità; fu proprio durante un viaggio in Australia che scoprimmo un prodotto simile alle gallette di mais, che ci piacque così tanto da decidere di essere i primi a proporle anche nel nostro mercato, tradizionalmente abituato alle gallette di riso. Ci sono voluti mesi di prove di produzione, assaggi e test per arrivare ad un prodotto che ci soddisfacesse, ma il risultato ha ampiamente ripagato i nostri sforzi. Siamo stati i primi in Europa ed è stato il nostro più grande successo, perché le gallette sono uno sfizioso sostitutivo del pane, sottilissime e super croccanti, adatte a tutti.
Gallette di mais, ma non solo.
In effetti il nostro prodotto asseconda le tendenze del mercato, che richiede sempre più sostitutivi del pane salutistici, che garantiscano benessere pure a chi è intollerante al glutine o a chi desidera alimenti bio, e che regalino soddisfazione al palato anche a chi osserva un regime alimentare controllato: salute senza rinunciare al piacere. Nascono così i nostri famosi triangolini “Si e no”, ora anche ai legumi, al riso nero, con la curcuma; per i più golosi poi ci sono le gallette al cioccolato, una vera bontà, che proponiamo al cioccolato fondente, al latte o allo yogurt. I miei figli le adorano!
Leggerezza e gusto: sono queste le parole d’ordine.
I nostri prodotti sono volutamente semplici, con pochi ingredienti sani, nessuno dei nostri snack viene fritto o contiene insaporitori artificiali: le nostre sono ricette pulite. D’altronde, da sempre un must della nostra produzione è quello dell’attenzione alla qualità delle materie prime e al processo di lavorazione. In questo, l’avere una azienda di produzione completamente nostra, la Birko, ci garantisce di poter controllare tutte le fasi di lavorazione e quindi di assicurare ai consumatori il massimo della qualità. Quando testiamo i prodotti chiediamo anche alle nostre impiegate di darci un loro parere, perché i nostri “spezzafame“ sono l’ideale anche al lavoro per uno spuntino gustoso a basso apporto calorico e dal valore salutistico: ecco perché il picco massimo di vendite è nella stagione estiva quando la prova costume si avvicina.
Mi parli della “non” patatina?
E’ un nostro grande traguardo: PAT sembra una patatina ma non lo è. Si tratta di una appetitosa chips a base di patata, che però non viene fritta, ma soffiata ad aria: questo processo di cottura consente di avere il 70% di grassi in meno delle chips tradizionali e non presenta le sostanze nocive e potenzialmente cancerogene dovute alla frittura in olio bollente, come l’acrilammide. Anche questo è un prodotto sfizioso per il palato che rispetta la salute, adatto a tutti, in primo luogo ai bambini, così golosi di patatine. Si presta anche come merenda da portare nello zaino di scuola.
E’ stato difficile entrare a lavorare in azienda?
Direi di no, l’inserimento è stato senza traumi, anche se per quanto mi riguarda farmi rispettare in ambito commerciale ha presentato qualche difficoltà. Alla diffidenza iniziale, si sostituiscono poi apprezzamento e stima quando si dimostra nei fatti competenza e professionalità. Io ho studiato economia aziendale laureandomi a pieni voti, mi sono messa in gioco totalmente impegnandomi al massimo, ma sempre con grande umiltà per poi crescere professionalmente man mano, anche imparando dai nostri collaboratori di più lunga data.
Hai una sorella più grande che lavora in azienda.
Mia sorella Fabrizia ha quattro anni più di me e si occupa della parte finanziaria; io e lei andiamo molto d’accordo. Del resto, tutta la famiglia è impegnata in questa attività, anche i nostri mariti. Con questo, non dico che sia facile andare sempre tutti d’accordo, discussioni e confronti ci sono ogni giorno, ma quel che conta è che ciascuno rispetti il proprio ruolo e quello degli altri nonostante l’eventuale diversità di idee e opinioni, in uno scambio costante che fa crescere tutti e fa crescere l’azienda.
Famiglia e lavoro, conciliarli non è facile.
Ho due figli ancora piccoli: Vittoria, 8 anni, e Francesco, 5. Se non avessi la collaborazione e il sostegno dei miei suoceri, che mi aiutano tantissimo, sarebbe davvero molto complesso riuscire a conciliare tutto. Io faccio orari impossibili e spesso sono via per lavoro, quindi la gestione quotidiana è complicata. Ovviamente i sensi di colpa ci sono e mi accompagnano sempre, ma cerco di sfruttare al meglio i momenti che ho a disposizione per stare con i miei bambini più che posso e al meglio che posso. Il mio tempo libero è dedicato quasi esclusivamente a loro, che sono la mia priorità assoluta. Con loro cerco anche di fare un po’ di sport, passeggiate all’aria aperta e qualche bracciata in piscina.
Il tuo rapporto col cibo?
Mi piace scovare le novità, capire le tendenze di mercato: sono curiosa e quindi assaggio tutto, anche per testare lo sviluppo di nuovi prodotti, il che ha ovviamente effetti collaterali sulla mia linea, per cui sono a dieta perenne. In cucina invece non mi do la sufficienza: cerco di fare cose semplici, ma niente manicaretti, ho poca abilità e i risultati quindi non sono dei migliori, molto più brave di me sono invece mia mamma e mia sorella.
Cosa suggeriresti alle donne che lavorano?
Mai buttarsi giù, anche se c’è qualcuno che pensa di saperne più di noi, con umiltà impegno e dedizione i risultati arrivano. Ma questo è un approccio valido per tutti, non solo per le donne. Le questioni di genere sono strettamente connesse a questioni di relazione e convivenza. Riconoscere e rispettare la diversità che può portare arricchimento è il primo passo verso la crescita. Le donne hanno caratteristiche naturali diverse da quelle degli uomini, il loro contributo anche al business è prima di tutto un contributo umano. Purtroppo però a qualcosa bisogna rinunciare: non si può essere al 100% sul lavoro o in famiglia, ed è importante accettarlo con serenità, ma possiamo imparare a gestirci al meglio incastrando tutto con un’organizzazione consapevole. Bisogna perseverare: alla lunga la serietà premia sempre, anche se siamo accolte da una iniziale diffidenza.