Gilberto Cavallini, terrorista dei Nar, è stato condannato all'ergastolo nel processo sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dalla Corte di Assise dopo sei ore e mezza di camera di consiglio. "Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo quel giorno. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna", ha affermato Cavallini.
Dopo quasi due anni di dibattimento e decine di testimoni, la sentenza nel processo a Gilberto Cavallini, accusato di concorso nella strage, arriva a quarant'anni dai fatti. La Procura di Bologna ha chiesto l'ergastolo per il terrorista, attualmente in semilibertà nel carcere di Terni. Per la strage di Bologna sono condannati in via definitiva gli altri ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
Alla lettura della sentenza l'imputato non era più presente in aula. Erano rimasti invece una trentina di familiari delle vittime, tra i banchi del pubblico, che hanno accolto il verdetto in maniera composta. Presente anche la presidente dei familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca, Rosanna Zecchi.
"Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Ribadisco il concetto espresso da Francesca Mambro davanti a una Corte di assise, molti anni fa", ha affermato ancora Cavallini nelle dichiarazioni spontanee al termine del processo.
"Non fate torto alla verità del Paese" "Se voi pensate che ragazzini di poco più di vent'anni - alcuni minorenni, io poco più grande - siano stati la longa manus o gli esecutori di ordini di gruppi di potere come la P2 o di gruppi criminali come la mafia, fate un grosso errore di fronte alla verità e al Paese", ha aggiunto l'ex Nar. "Io in ogni caso sono pronto a seguire le conseguenze. Mi sono imposto di accettare tutto quello viene e offrire la sofferenza a nostro Signore".
La difesa: "Siamo solo all'inizio" "Questi sono processi da vedere nell'ottica dei tre gradi di giudizio. Ci sarà l'appello, la Cassazione, siamo solo all'inizio. E' una sentenza che delude, ma non stupisce". Così l'avvocato Alessandro Pellegrini, difensore di Gilberto Cavallini: "Io e l'avvocato Gabriele Bordoni faremo appello, non molliamo di un millimetro, nel modo più assoluto. La Corte si è presa 180 giorni per motivare la sentenza e questo è "un tempo proporzionato alla dilatazione temporale di questa vicenda".
"La prossima tappa sono i mandanti" Dopo la sentenza di condanna per Cavallini, "abbiamo questo dovere che ci muove: continuare in tempi brevi la battaglia sui mandanti. Questa è la prossima tappa". Lo ha detto l'avvocato Andrea Speranzoni, difensore dei familiari delle vittime. "Il 28 dicembre - ha spiegato - è scaduto il termine dell'indagine su Paolo Bellini, e nei suoi confronti la Procura generale dovrà assumere decisioni. Riteniamo possa non essere l'unico interessato dall'indagine". In ogni caso, "il prossimo passaggio che coinvolgerà gli interessi dei nostri assistiti, degli enti pubblici e dell'opinione pubblica sarà un pezzo di verità importantissima su chi ha finanziato, favorito, coordinato e ottimizzato il risultato politico della Strage".
I parenti delle vittime: "La sentenza rende giustizia" La sentenza "non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi". E' il primo commento alla sentenza da parte dei familiari delle vittime della Strage di Bologna, per voce della vicepresidente Anna Pizzirana. La difesa Cavallini aveva detto che 40 anni dopo è "inumano" condannare una persona: "No, non è inumano, perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. E' una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così, è una sentenza corretta", ha detto Pizzirani.