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Libia, a Roma incontro Conte-Haftar: Sarraj rinuncia alla visita | Richiesta del premier: "Rinunciare all'opzione militare"

Intesa Erdogan-Putin per il cessate il fuoco. Riunione dei ministri degli Esteri a Il Cairo: l'Italia si sfila dal documento finale

Ansa

L'Italia tenta di riprendersi il ruolo di mediatore in Libia. A sorpresa il premier Giuseppe Conte ha ricevuto infatti a Roma il generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica che ha lanciato l'ultimo assalto a Tripoli con l'obiettivo di disarcionare il governo di accordo nazionale riconosciuto dall'Onu. A Palazzo Chigi era atteso anche il premier di quello stesso governo, Fayez al Sarraj, che all'ultimo ha però deciso di disertare l'incontro.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha espresso al generale Haftar la forte preoccupazione per la continua escalation sul terreno in Libia e ribadito la ferma condanna per l'attentato all'Accademia militare di Tripoli. Lo rendono noto a Palazzo Chigi: "Nel rilevare i rischi per la stabilità dell'intera regione, ha sottolineato che l'unica soluzione sostenibile è quella politica e ha pertanto invitato a rinunciare all'opzione militare".


Conte sperava in una stretta di mano tra i due rilvali - come invece accadde a Palermo poco più di un anno fa - e avrebbe comunque tenuto incontri separati con i protagonisti della crisi per ribadire loro la necessità di un dialogo che eviti un'escalation sempre più pericolosa a poche miglia dalla coste italiane. Non c'è riuscito. Un inciampo subito cavalcato da Matteo Salvini che ha dato del "pericoloso incapace" al premier "per una semplice questione di protocollo, prima ancora che di politica". Ma Palazzo Chigi in serata ha spiegato che "la ragione del rinvio da parte Sarraj è dovuta a una fake news abilmente fatta girare in Libia per cui Conte voleva far incontrare Serraj con Haftar. Cosa che ha scatenato polemiche fortissime in Libia".


Mentre Conte a Roma incontrava Haftar, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio era a Il Cairo per una riunione con i colleghi di Egitto, Grecia, Cipro e Francia dedicata alla Libia, nel pieno di un tour diplomatico che lo ha già visto impegnato a Bruxelles e Istanbul e che lo porterà anche ad Algeri e Tunisi. Durante la riunione Di Maio - che a dicembre aveva fatto la spola tra Tripoli e Bengasi, irritando il governo libico per il suo incontro con Haftar nello stesso giorno - ha preso le parti di Sarraj, non firmando una dichiarazione congiunta ritenuta "troppo dura" nei confronti dell'esecutivo di Tripoli e della Turchia, che ha già dispiegato 35 suoi militari in Tripolitania, come ha confermato il presidente Recep Tayyip Erdogan.


L'intento del governo italiano è infatti quello di restare equidistante tra le due forze che si contendono il futuro della Libia: "Il processo di Berlino - ha spiegato il titolare della Farnesina - non ci deve vedere sbilanciati da una sola parte, ma in prima linea per dialogo e moderazione". Su questo "non dobbiamo spaccare l'Ue", ha sottolineato Di Maio, ricordando che venerdì ci sarà un consiglio europeo a Bruxelles - dopo il vertice in formato ridotto di ieri finito senza sostanziali passi in avanti - dal quale si aspetta una data per la Conferenza di Berlino. Sempre venerdì Conte riunira' maggioranza e opposizione a Palazzo Chigi per discutere di Libia, ma anche della situazione in Iraq, mentre Di Maio ha annunciato che il 15 gennaio riferirà in Senato su entrambi i dossier.


Sul terreno intanto il sedicente esercito nazionale di Haftar continua la sua avanzata verso ovest: secondo fonti legate all'uomo forte della Cirenaica, avrebbe condotto raid aerei a ovest di Sirte per aprirsi la strada verso Tripoli, ultimo atto dell'offensiva lanciata il 4 aprile scorso. Da Istanbul, dove hanno inaugurato il gasdotto TurkStream, Erdogan - sostenitore di Sarraj - e il presidente russo Vladimir Putin - che al contrario appoggia Haftar - hanno lanciato insieme un appello a un cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio. I due leader, accusati di fomentare lo scontro da una parte e dall'altra, hanno invitato ad avviare "un processo politico condotto dai libici" perché "scommettere su una soluzione militare porterebbe solo a ulteriori sofferenze".

Il giallo del "rapimento" di Serraj Nella tarda serata di mercoledì si era diffusa la voce del presunto rapimento, da parte di un gruppo di miliziani, di Serraj. Il premier libico, al rientro da Bruxelles, secondo fonti non ufficiali, sarebbe stato prelevato da un commando armato. A stretto giro è arrivata però la smentita dell'ambasciatore libico presso l'Ue Hafed Gaddur: "Il premier libico Sarraj è rientrato
con me a Tripoli, sta bene, non c'è stato alcun rapimento o arresto come scrivono alcuni. E' totalmente falso". 

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