Presto nuove sanzioni per l'Iran" che "non avrà mai l'atomica finché ci sarò io". Così Trump nel discorso tenuto alla nazione dopo che Teheran ha lanciato, nella notte tra martedì e mercoledì, la "feroce vendetta" per l'uccisione del generale Soleimani, con l'attacco di due basi militari Usa in Iraq. Basi in cui si trovano anche altri soldati della coalizione anti-Isis, tra cui un contingente italiano. L'offensiva non avrebbe causato vittime.
Il convulso succedersi degli eventi ha fatto per qualche ora temere il peggio con l'inizio di una vera e propria guerra in Medio Oriente dalle conseguenze inimmaginabili. Ma l'offensiva missilistica iraniana, una trentina i lanci, si è conclusa con pochi danni e nessuna vittima. La linea rossa insomma non è stata valicata, proprio come sperava l'inquilino della Casa Bianca che, tirando un sospiro di sollievo, ha escluso in questa fase ogni tipo di escalation.
Per il momento nessuna rappresaglia militare Usa, insomma, con i 52 potenziali obiettivi da colpire in Iran che restano chiusi nel cassetto della scrivania dello Studio Ovale.
Teheran: "Schiaffo agli Usa", ma l'operazione è soprattutto dimostrativaE' arrivato solo l'annuncio di nuove sanzioni contro Teheran, fatto dal presidente americano parlando in diretta tv alla nazione. Anche se Trump ha ribadito come "tutte le opzioni restano sul tavolo", visto che da Teheran l'ayatollah Ali Khamanei e il presidente Hassan Rohani hanno parlato di "schiaffo agli Usa" continuando a lanciare nuove minacce: "Non è finita, taglieremo le gambe all'America", il loro monito, spiegando come l'obiettivo finale per Teheran sia quello di vedere gli Usa fuori dal Medio Oriente.
Ma l'operazione "Soleimani Martire" lanciata con l'offensiva missilistica contro le basi Usa di Al-Asad e di Erbil sembra finora più un'azione dimostrativa e propagandistica che altro. Le agenzie di stampa iraniane continuano a parlare di decine di morti e delle distruzioni provocate dagli attacchi. E' apparsa chiara invece l'intenzione dei vertici della Repubblica Islamica di non versare per ora sangue americano e di non voler ulteriormente alimentare le tensioni. A tal fine avrebbero avvisato in anticipo degli attacchi, chiamando Baghdad che a sua volta ha avvertito il comando Usa.
Il vero obiettivo della pioggia di missili della scorsa notte è stato piuttosto quello di placare l'ira della piazza per l'uccisione di Soleimani e quello di mettere in guardia gli Usa sulla capacità dell'Iran di colpire con durezza, se davvero lo volesse. Un avvertimento, insomma, e poco più.
Trump: "Pronti a lavorare per un nuovo accordo sul nucleare" Così le parole di Trump, che si è presentato davanti alle telecamere con alle spalle tutto il suo stato maggiore, lasciano intravedere scenari nuovi, addirittura un'ipotesi di disgelo tra gli Usa e lo "Stato canaglia" per eccellenza: "Siamo pronti alla pace", ha assicurato il presidente americano, sostenendo la necessità di "un nuovo accordo che faccia crescere e prosperare l'Iran". Il tycoon ha inoltre sottolineato di ritenere che Teheran, dopo gli attacchi, stesse "indietreggiando".
Da qui l'invito all'Europa, alla Russia e alla Cina di abbandonare definitivamente la storica intesa del 2015 sul programma nucleare iraniano, proprio come ha fatto da tempo l'amministrazione Trump. "Devono prendere atto che lo scenario è cambiato", ha detto il tycoon, che ha anche chiesto agli altri Paesi della Nato di essere più coinvolti nella regione mediorientale.
Contatti tra Washington e Teheran Intanto nelle ultime ore si rincorrono le voci su continui contatti tra Washington e Teheran attraverso il canale svizzero che assicura i contatti tra le due capitali. Si lavora sotto traccia per trovare una via di uscita alla crisi. Ma ancora una volta Trump ha dettato chiaramente le sue condizioni perché si possa tentare di riallacciare il dialogo e aprire una nuova stagione: l'Iran deve terminare il suo sostegno al terrorismo e rinunciare alle sue ambizioni nucleari. "Fino a che sarò io il presidente degli Stati Uniti - il suo messaggio - l'Iran non avrà mai l'arma atomica".
Razzi nella Zona Verde di Baghdad Nella tarda serata di mercoledì almeno due razzi sarebbero caduti nella Zona Verde di Baghdad, sede di ambasciate ed in particolare uno dei due sarebbe arrivato a circa 100 metri della sede diplomatica statunitense. I razzi, stando a quanto emerso, non avrebbero causato vittime.
Colloquio Conte-Mattarella su Iraq, Iran e Libia Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto un colloquio con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sulla crisi internazionale Iraq-Iran e sulla Libia. Lo confermano fonti di palazzo Chigi. In giornata il premier aveva incontrato a Roma, in un vertice durato oltre tre ore, il generale libico Khalifa Haftar.