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Parla per la prima volta Carlos Ghosn: "Vittima di un complotto per bloccare integrazione Nissan-Renault"

L'ex numero uno del colosso automobilistico ha passato 130 giorni in carcere poi è riuscito a fuggire in Libano

Ansa

Carlos Ghosn, ex amministratore delegato di Renault-Nissan accusato di frode industriale e fiscale, si è scagliato contro la stessa società automobilistica e la giustizia giapponese, accusandoli di "aver orchestrato una campagna" e "un complotto" contro di lui. Fuggito dal Giappone, dove si trovava in stato di libertà vigilata dal novembre 2018, Ghosn è riapparso per la prima volta a Beirut.

Colto di sorpresa come a Pearl Harbor - "Sono stato arrestato nel 2018 e sono stato colto totalmente di sorpresa. Avete visto Pearl Harbor, vi ricordate cosa accadde a Pearl Harbor?". Così Carlos Ghosn ha cominciato la sua conferenza stampa a Beirut, facendo riferimento all'aggressione giapponese a sorpresa agli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.

"Tutto è cominciato quando nel 2017 - ha detto Ghosn - sono cominciate le perdite per Nissan... c'era molto nervosismo... ed è allora che hanno concepito il complotto con la procura". "Sono stato tradito dal Paese che ho servito per 17 anni", ha detto Ghosn riferendosi al Giappone. L'ex numero uno di Nissan ha anche fatto dei nomi che ritiene dietro il complotto. In particolare, ha puntato il dito contro Saikawa, contro l'ex capo delle relazioni col governo della Nissan, Hitoshi Kawaguchi e di Hidetoshi Imazu, altro esponente di Nissan. Ghosn ha citato membri del Consiglio d'amministrazione del gigante dell'auto Toyota, senza però nominarli specificamente per non "contrariare o mettere in difficoltà" le autorità libanesi che lo ospitano.

L'ex capo della Nissan ha rivendicato di aver fatto ottenere alla casa automobilistica giapponese "oltre 20 miliardi di dollari" in 17 anni alla sua guida. "Non sono stato a capo per 17 anni perché sono Ghosn, ma per i risultati", ha affermato. Poi, quando a capo della compagnia è andato il giapponese "Hiroto Sakawa, i risultati sono crollati: era lui il responsabile, doveva trovare lui le soluzioni".  Un altro motivo per cui Ghosn è stato "fatto fuori" sarebbe stata la cosiddetta legge Florange che impediva a Nissan - in possesso del 50% delle azioni Renault - di avere diritto di voto, mentre Renault l'aveva in Nissan. Ghosn ha affermato che avrebbe voluto che sia i giapponesi sia gli europei fossero "fieri" dell'alleanza e per questo lavorava per integrare le sue imprese. Una posizione che dal punto di vista giapponese era guardata con scetticismo. 
 

"Il Giappone viola i diritti umani" - Secondo Ghosn in Giappone la giustizia ha "violato i diritti umani" nella sua detenzione. L'ex manager ha denunciato di aver rivendicato la sua innocenza mentre era "ammanettato e incatenato". Di aver subito un "brutale isolamento", in attesa di una confessione. "Se non c'è confessione, attaccano le vostre famiglie e chi vi è vicino", ha accusato l'ex manager franco-libanese. "Sono scappato non dalla giustizia, ma dall'ingiustizia e da un'ingiusta persecuzione", ha accusato l'ex manager che è fuggito dai domiciliari a Tokyo per rifugiarsi in Libano convinto che non sarà mai concessa l'estradizione.

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