I soldati italiani, assieme ad altri militari europei, saranno trasferiti da Baghdad a una località più protetta e segreta. Decine di persone sono morte nella calca a Kerman, città natale di Soleimani, durante la sepoltura del generale. L'Iran ha valutato "13 scenari per la vendetta: sarà un incubo per gli Usa". Le forze americane poste in massima allerta contro eventuali attacchi con droni. La Nato ritirerà "temporaneamente" parte del personale.
Sono passati pochi giorni dall'uccisione del generalissimo iraniano, colpito proprio alle porte della capitale dell'Iraq, e i militari occidentali non sono più ritenuti al sicuro. La dislocazione, come viene definita in gergo tecnico, serve a diminuire i rischi. Le rappresaglie sono probabili, e non solo per la rabbia iraniana: il Parlamento di Baghdad ha votato per espellere le truppe americane.
La dislocazione dei soldati Difficile che vengano operate distinzioni con gli italiani, impegnati nell'addestramento delle forze armate irachene. Dallo Stato maggiore della Difesa si parla di una "pausa delle attività" che "rientra nei piani di contingenza per la salvaguardia del personale impiegato". Non si tratta di un'interruzione della missione o degli impegni presi con la coalizione, sottolineano i vertici militari. "Gli stati di allertamento e le misure di sicurezza sono decisi a livello di coalizione internazionale, in coordinamento con le varie nazioni partner - spiega una nota -. Al momento, il Quartier Generale della coalizione sta pianificando una parziale ridislocazione degli assetti al di fuori di Baghdad".
La missione Nato in Iraq Già subito dopo l'uccisione di Soleimani erano state sospese le attività operative della "Nato Mission Iraq", alla quale partecipa l'Italia. Niente più esercitazioni, e assolutamente nessuna uscita dalla base di Baghdad. Ma presto ci si è resi conto che la cinquantina di soldati, quasi tutti carabinieri, non potevano più restare nella "Union 3". Una rappresaglia irachena potrebbe colpire proprio chi porta l'uniforme dopo l'omicidio del militare iraniano. La nomenklatura della Repubblica islamica avrebbe ipotizzato, tra le 13 possibili vendette, di colpire un alto generale per far scontare la morte di Soleimani.
La Nato ha trasferito i circa 500 soldati presenti in Iraq, perlopiù provenienti da Canada, Spagna e Turchia. Una trentina di militari tedeschi sarebbero in Giordania o Kuwait. In quest'ultimo Paesi sono arrivati anche 14 militari croati.
Gli Usa non si ritirano dall'Iraq Washington, comunque, fa sapere di non aver intenzione di abbandonare la presa. Gli Stati Uniti non vogliono ritirarsi dall'Iraq, ha detto il segretario Usa alla Difesa Mark Esper, aggiungendo: "Non è nei nostri piani iniziare una guerra con l'Iran, ma siamo pronti a finirne una". Esper ha avuto un colloquio telefonico con il ministro della Difesa dell'Italia, Lorenzo Guerini, che ha ribadito l'appello alla moderazione del governo. Esper ha inoltre riconosciuto come forte segnale positivo la scelta italiana di mantenere la propria presenza sul campo.
Trump: "Un nostro ritiro sarebbe la cosa peggiore per l'Iraq" Un ritiro degli Stati Uniti sarebbe "la cosa peggiore" per l'Iraq e lascerebbe all'Iran un'influenza molto più grande. Lo ha detto Donald Trump, sottolineando che la Casa Bianca considererà l'ipotesi di sanzioni all'Iraq soltanto se "l'America non sarà trattata con rispetto". Per quanto riguarda l'Iran, ha aggiunto il presidente americano, gli Usa sono pronti a ogni potenziale rappresaglia e risponderanno a loro volta. Il tycoon fa poi marcia indietro e annuncia di voler "rispettare la legge" dopo aver minacciato di colpire siti culturali dell'Iran.
Le unità americane in Medio Oriente Da quando è stato assassinato Soleimani, sono stati trasferiti o allertati circa 10mila soldati americani. Di questi, 5mila sono marines e militari della Marina, a bordo della nave Uss Bataan, diretta verso la regione. Con questi nuovi arrivi, si arriverebbe ad un totale di 80mila unità statunitensi presenti in Medio Oriente.
Il piano "italiano" del Pentagono Un piano preparato dal Pentagono e rivelato dal Wall Street Journal prevede anche un coinvolgimento dell'Italia. Circa 200 "sky soldiers", paracadutisti americani in forza all'esercito Usa e di base alla Caserma Ederle di Vicenza, potrebbero essere impiegati in Medio Oriente a seguito delle tensioni per l'uccisione di Soleimani. I paracadutisti, dell'unità "173rd Airbone Brigade Combat Team", verrebbero chiamati a Beirut per garantire ulteriore sicurezza all'ambasciata americana in Libano.
Lo squadrone di aerei B-52 A Washington, i funzionari della Difesa spiegano che è allo studio anche il dispiegamento di uno squadrone di sei aerei B-52, già schierati nei mesi scorsi in Qatar, ma poi ritirati per l'abbassarsi delle tensioni con l'Iran, ora tornate a livelli davvero preoccupanti.