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Iraq, in migliaia assaltano l'ambasciata Usa a Baghdad: torretta a fuoco, la polizia lancia lacrimogeni

Feriti almeno dieci manifestanti. La folla protestava per i raid Usa in Iraq che hanno provocato 25 morti. Usa pronti a inviare ulteriori forze

Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati fuori dall'ambasciata americana a Baghdad e l'hanno assaltata per protestare contro i raid Usa in Iraq che hanno provocato 25 morti tra i combattenti della milizia sciita Kataib Hezbollah. Nei disordini è stata data alle fiamme una delle torrette di guardia della sede diplomatica. Le forze di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni e granate stordenti contro i manifestanti e hanno respinto l'attacco.

Gli Stati Uniti invieranno ulteriori forze in Iraq per difendere il personale dell'ambasciata Usa a Baghdad: lo afferma il capo del Pentagono
Mark Esper. "Gli Usa hanno preso misure adeguate di protezione per assicurare la sicurezza dei cittadini, dei militari e del personale diplomatico americani", aggiunge il segretario alla difesa, chiedendo al governo iracheno di adempiere alle sue responsabilità internazionali.

In mattinata la folla aveva raggiunto l'ambasciata, oltrepassando i checkpoint della Green Zone, abitualmente blindata, al grido di "Morte all'America" e bruciando bandiere a stelle e strisce. Almeno dieci persone sono rimaste ferite.

Mentre un secondo gruppo di manifestanti riuscivano a superare la prima recinzione del complesso, l'ambasciatore Matthew H. Tueller e parte del personale della sede diplomatica sono stati subito allontanati.

Iraq, in migliaia assaltano l'ambasciata Usa: a fuoco una torretta di guardia

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Trump: "Iran pienamente responsabile" L'Iran ha ucciso un contractor, ferendo molti persone. Noi abbiamo risposto duramente e lo faremo sempre. Adesso l'Iran sta orchestrando un attacco all'ambasciata americana in Iraq. Saranno ritenuti pienamente responsabili. Inoltre, noi ci aspettiamo che l'Iraq impieghi le sue forze per proteggere l'ambasciata, e così siete avvisati", ha affermato Donald Trump.

Da settimane l'Iraq è scosso da proteste di piazza contro il governo e la corruzione, ma anche contro le milizie come Kataib Hezbollah e gli sponsor iraniani che appoggiano l'esecutivo del primo ministro Adel Abdul Mahdi. All'ambasciata statunitense, però, hanno protestato soprattutto combattenti di gruppi paramilitari vicini a Teheran. Tra i molti esponenti di spicco delle milizie, c'era Qais al-Khazali, capo della filoi-raniana Asaib al-Haq, tra i leader sciiti più temuti e rispettati.

L'Iran replica a Trump: "Le accuse sono un insulto al popolo iracheno" "Le accuse contro Teheran mosse dagli Stati Uniti a seguito delle proteste davanti all'ambasciata americana a Baghdad sono un insulto al popolo iracheno": è la replica alle parole di Donald Trump lanciata dal ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Mousavi.

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