Arresti domiciliari per Giovanni Drago, sicario di Cosa Nostra e ora collaboratore di giustizia, accusato di 40 omicidi e condannato a 15 anni di detenzione per associazione mafiosa e omicidio. E' questa la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma, che ha deciso di applicare all'uomo di fiducia del capomafia di Branaccio Giuseppe Graviano le misure alternative. Drago, arrestato nel 1990, divenne collaboratore nello stesso anno.
Il pentito aveva atteso fuori dal carcere, da uomo libero, che la condanna a 15 anni, inflitta dalla Corte d'Assise di Palermo, diventasse definitiva. Dei delitti per cui è stato da poco condannato, il pluriomicida si era autoaccusato. "Eravamo i killer più pazzi e lo stesso Pietro Aglieri, che pure non scherzava con gli omicidi, ci diceva 'fermatevi un pochino, datevi un' inquadrata' (una regolata ndr)".
Un passato sanguinario, quello che Drago ha confessato ai giudici della Corte che lo ha processato. Fu lui a premere il grilletto del kalashnikov contro il fratello, la madre, la sorella e la zia del pentito Francesco Marino Mannoia. Fu lui a tentare di assassinare Pina Di Miceli, la donna di Pino Greco detto "scarpazzedda". E fu sempre Drago a definire Giuseppe Lucchese, il boss a cui era legato da una fraterna amicizia, "la persona più sanguinaria che c'era in Cosa Nostra".
"L' omicidio - ha raccontato Drago in aula - era utilizzato come strumento estremo di tutela di un ordine sociale garantito da Cosa nostra, i cui killer non esitavano ad assassinare ladri e rapinatori, qualora questi avessero colpito obiettivi protetti dalla mafia".
In seguito alla decione di diventare collaboratore di giustizia, Drago salì in testa alla lista nera di Cosa nostra dei pentiti da eliminare, assieme a Contorno, Balduccio Di Maggio e Salvatore Cancemi. Leoluca Bagarella lo condannò a morte e, secondo il pentito Tullio Cannella,il padrino di Corleone aveva istituito addirittura un "fondo cassa" per finanziare la caccia ai "traditori", con spedizioni in tutta Italia.
Le testimonianze rese da Giovanni Drago non sono servite solo a svelare struttura e delitti di Cosa Nostra. Il pentito parlò dell'appoggio elettorale al Psi deciso dalle "famiglie" nel 1987; testimoniò al processo a Giulio Andreotti e le sue dichiarazioni finirono anche nell'inchiesta della procura di Palermo, per mafia, poi archiviata, su Silvio Berlusconi.