UN MITO DAL FASCINO MILLENARIO

Gioielli unici e simboli di seduzione: il momento d’oro dei serpenti

Dai primi modelli, sul set di ‘Cleopatra’, ai più contemporanei: a Venezia li celebra la mostra ‘Bvlgari Serpenti. Myth and Mastery’

Emblema di seduzione, rinascita e trasformazione, il simbolo del serpente si intreccia da secoli con la storia dell’umanità, catturandone l’immaginario. Gli antichi Egizi credevano che il continuo cambio di muta fosse simbolo di fertilità, rigenerazione, resurrezione e immortalità. Anche nella mitologia greca evocava la vita e la sua immagine veniva usata per rappresentare la guarigione e la rinascita. Intreccia la storia, il mito e l’alta gioielleria, la mostra ‘Bvlgari Serpenti. Myth and Mastery’, allestita fino al primo marzo nel cuore di Venezia, negli ambienti di T Fondaco dei Tedeschi.

COMBINAZIONI DI FORTE IMPATTO - Un percorso, articolato in sezioni tematiche, per raccontare le creazioni della maison. Flessuosi (e lussuosi) orologi-bracciale dalla forma serpentina che avvolgono il polso sono divenuti, nel corso dei decenni, vere e proprie icone nella storia del gioiello. Dai primi modelli degli anni Quaranta, più stilizzati e realizzati con la tecnica Tubogas, fino a quelli più realistici con scaglie in oro o rivestite di smalti colorati: il motivo del serpente costituisce anche un simbolo dal fascino millenario. Nella storia della gioielleria, mostra anche l’influenza dell’Egitto sull’antica Roma, soprattutto con l’arrivo di Cleopatra, nel 46 a.C., quando divenne emblema di ricchezza e opulenza. I primi modelli animalier di Bvlgari furono realizzati esclusivamente in oro giallo con le teste e le code in platino e decorate con diamanti. L’orologio di Elizabeth Taylor, immortalato al polso dell’attrice in una fotografia scattata sul set del film ‘Cleopatra’, nel 1962, ne costituisce un magnifico esempio. Audaci e carismatiche, le creazioni a forma di serpente esprimevano un atteggiamento femminile responsabile delle leggi che governavano la seduzione, prendendo in giro il ruolo tradizionale della donna ‘peccatrice’.