crisi scongiurata

Mes, il Parlamento approva la risoluzione della maggioranza

Lo strappo all'interno del M5s non compromette la tenuta del governo: in Senato il documento ottiene 164 sì, 291 invece i voti a favore alla Camera

Il Parlamento ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Conte in vista del prossimo Consiglio europeo, durante il quale si discuterà del Mes. Lo strappo di alcuni parlamentari M5s, che hanno votato insieme alla Lega, non ha compromesso la tenuta del governo. In Senato hanno votato a favore in 164, 122 i contrari e 2 gli astenuti. Alla Camera il testo è stato invece approvato con 291 voti a favore e 222 contrari.

La spallata al governo dunque fallisce e la maggioranza approva il mandato al premier Giuseppe Conte che a inizio 2020 dovrebbe portare alla firma del Meccanismo europeo di stabilità nell'ambito di un pacchetto di riforme che include l'unione bancaria.

Ma per il governo non è stata una giornata facile. In Senato il M5s fibrilla e fa preoccupare gli alleati: si parla di un gruppo di "responsabili" di FI pronti a mobilitarsi in soccorso della maggioranza. Quattro senatori 5s, Stefano Lucidi, Francesco Urraro, Ugo Grassi e Gianluigi Paragone, votano no. Per almeno due di loro viene considerato vicino il passaggio alla Lega. "Porte aperte!", gongola Matteo Salvini.

La lunga per trovare l'intesa all'interno della maggioranza Sono le due e mezza della notte tra martedì e mercoledì, quando Enzo Amendola (Pd), Laura Agea e gli sherpa dei partiti di maggioranza, informato Conte, siglano l'intesa sulla risoluzione di maggioranza che deve dare il mandato al premier in vista del Consiglio europeo.

La mediazione di Di Maio Di Maio ha limato fino all'ultimo le parole, per convincere i più dubbiosi tra i suoi: viene inserito il "pieno coinvolgimento delle Camere in ogni passaggio" in una logica di pacchetto su Mes, Bicc, Unione bancaria, che approfondisca i "punti critici" ed escluda restrizioni sui titoli sovrani detenuti dalle banche, puntando a introdurre un'assicurazione comune dei depositi. "Senza chiarezza non approviamo niente, vogliamo essere sicuri al 200%", sintetizza Di Maio per parlare ai pentastellati in agitazione. Poi parte per Tirana, lontano dal caos delle Camere.

Le rassicurazioni di Conte: "L'Italia non ha nulla da temere" Da Bruxelles il presidente del Consiglio Ue Charles Michel assicura che si terrà conto del dibattito italiano. E Bankitalia torna a rimarcare che il Mes non è un rischio per il nostro Paese: "non c'è" la ristrutturazione del debito che ci avrebbe danneggiati. Poi tocca a Conte, in Aula. "L'Italia non ha nulla da temere anche perché il suo debito è pienamente sostenibile", afferma. Il governo seguirà in ogni passaggio le indicazioni del Parlamento, promette. E contrattacca.

Conte e l'attacco alla Lega Alla Lega e Fdi che hanno alzato il polverone (ma, osservano da Iv, anche a qualche 5s), risponde a muso duro: "Un dibattito molto confuso rischia di indurre il sospetto che siamo noi stessi a dubitare" del nostro debito e "questo può generare danno al risparmio degli italiani". Alcune posizioni svelano "il malcelato auspicio" di uscita "dall'euro-zona o, addirittura, dall'Ue", dice il premier attaccando Matteo Salvini.

Subito la replica: "Nessuno è intenzionato ad uscire dall'euro, però il signor Conte non è autorizzato a firmare per mettere in pericolo gli italiani". In Aula, sia alla Camera che al Senato, i leghisti urlano "vergogna" a Dem e Cinque stelle.

Lo strappo M5s e i "responsabili" di FI A Montecitorio ci si ferma ben sotto la maggioranza assoluta (291 sì, 221 no) e si contano 14 assenti M5s ("Tutti giustificati", dicono dal gruppo). E' un campanello d'allarme che fa tremare i polsi ai senatori di maggioranza. A Palazzo Madama si racconta di contatti con una pattuglia di "responsabili" del centrodestra: anche dal governo, riferiscono in ambienti FI e Fdi, avrebbero sondato la loro disponibilità a uscire dall'Aula. Dalla Lega dicono di più: per quanti senatori Salvini potrà portare via a Di Maio, non basterà a far cadere il governo perché tanti azzurri sarebbero pronti a farsi avanti per puntellare la maggioranza e la legislatura.

"Voto no, poi decido se lasciare il M5s", dice Stefano Lucidi. "Non mi riconosco più nelle politiche del Movimento", afferma Ugo Grassi. Con loro votano no Paragone e Urraro. Cinque senatori M5s non partecipano al voto. In tutto sono 5 assenti nella maggioranza (incluso Matteo Renzi che è all'estero).

"E' iniziato il mercato delle vacche", denuncia Di Maio. Salvini cita i professori contrari al Mes: "Spero che non gli mettano la stella gialla per marchiarli d'infamia. Hanno tolto lo scudo penale all'ex Ilva e lo mettono ai dirigenti del Mes". "Solo fake news", attacca Roberto Gualtieri. "Il governo e Conte hanno un mandato forte", esulta Nicola Zingaretti. "Da gennaio avremo un contratto fino a fine legislatura", ribadisce Di Maio. Ma sulla tenuta del M5s al Senato, ora nessuno scommette.