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Summit Nato, Trump schernito dagli alleati

Siparietto con il premier canadese Trudeau (con cui Trump si era già scontrato in passato), Macron e Johnson: tutti ridono del presidente americano

Il vertice dei 70 anni della Nato si chiude a Watford, alle porte di Londra, adottando la dichiarazione unanime di rito, con qualche richiamo nuovo (sulla Cina o la cooperazione militare nello spazio) e molti impegni risaputi. Ma diventano un caso i risolini e le ironie riservate a Trump dal premier canadese Trudeau e da altri leader anche per un presunto sconforto dello stesso staff della Casa Bianca nei confronti del presidente. 

A creare l'incidente è stato un filmato della tv canadese a Buckingham Palace durante il ricevimento offerto martedì dalla regina e dal principe Carlo agli ospiti alleati con immagini sottotitolate di Trudeau, Johnson, Emmanuel Macron, Mark Rutte e la principessa Anna a confabulare bicchieri in mano. "Per questo eri in ritardo?", si sente Johnson chiedere a Macron, reduce da un bilaterale con Trump dilatato oltre misura dal tycoon di fronte ai media. Trudeau risponde sarcastico al posto del presidente della Francia: "Era in ritardo perché ha fatto una conferenza stampa di 40 minuti fuori programma". Evidente allusione a Trump con ilarità finali.

Trump, che con Trudeau s'era già beccato in passato, non l'ha presa bene. Ha aspettato lo stop dei lavori ufficiali del summit per replicare. Poi ha piazzato la stoccata al termine dell'ultimo d'una serie di faccia a faccia di contorno con al fianco la cancelliera Angela Merkel. Trudeau, ha esordito condiscendente, "è un simpatico ragazzo. Ma io l'ho stanato sul fatto che lui non versa il 2%" sul Pil di contributi per la difesa alla Nato. "Non paga il 2%, ma lo deve pagare perché il Canada i soldi li ha - ha proseguito - e immagino che non sia troppo contento" di sentirselo dire. Per dargli poi dell'ipocrita. 

Il siparietto oscura i risultati rivendicati da Stoltenberg: la formalizzazione degli impegni ad aumentare proprio gli stanziamenti all'alleanza, cresciuti di 160 miliardi di dollari dal 2016 e destinati a un ulteriore balzo fino a 400 miliardi in più per il 2024; o ancora la linea comune trovata sulla Russia, a cavallo tra "deterrenza e dialogo"; sull'inedito richiamo alla Cina in materia di disarmo; sul rafforzamento delle missioni a protezione dei confini di Polonia e Paesi baltici; sull'individuazione delle "minacce emergenti", dalla sfida dello spazio visto ormai anche come uno scenario militare, al terrorismo, alla cyberguerra, alla questione delle nuove tecnologie e delle infiltrazioni che possono derivarne. 

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