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Caso Cogne, l'avvocato Taormina chiede di pignorare la villa del delitto

I legali di Anna Maria Franzoni affermano che la struttura non è pignorabile perché è all'interno di un fondo patrimoniale, costituito a maggio 2009 dalla donna e dal marito Stefano Lorenzi

La villetta di Cogne, teatro il 30 gennaio 2002 dell'omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, torna agli onori della cronaca. L'avvocato Carlo Taormina, che ha difeso Anna Maria Franzoni nelle prime fasi del processo, ne ha chiesto infatti il pignoramento, ma la donna si è opposta. Motivo del contendere è la mancata corresponsione di un compenso di oltre 275mila euro per la difesa, nonostante una sentenza abbia condannato la Franzoni al pagamento.

La sentenza del tribunale di Bologna che ha accolto le ragioni dell'avvocato Taormina, riposta l' Ansa è esecutiva da marzo 2017. Gli onorari da pagare a Taormina furono quantificati in 275mila euro, che arrivano, nell'atto di precetto, a oltre 470mila sommati di Iva, interessi e cassa previdenza avvocati. Il 22 ottobre a Franzoni è stato notificato il pignoramento che riguarda quello che a quanto pare sarebbe l'unico bene aggredibile: metà della proprietà immobiliare dove la donna, ora residente sull'Appennino bolognese, era pure tornata per qualche giorno un anno fa, dopo aver concluso la pena, scontata negli ultimi anni in detenzione domiciliare ma col divieto di tornare nel comune della Val d'Aosta.

L'11 novembre Franzoni, assistita dagli avvocati Maria Rindinella e Lorenza Parenti del foro di Bologna, si è opposta al pignoramento, iscrivendo a ruolo, ad Aosta, la procedura. In pratica, oltre a un vizio nella notifica dell'atto, si sostiene che la villetta non è pignorabile perché è all'interno di un fondo patrimoniale, costituito a maggio 2009 da Franzoni e dal marito Stefano Lorenzi. Il giudice dell'esecuzione Paolo De Paola ha fissato un'udienza l'11 dicembre. Taormina, che difese Franzoni fino al processo di appello, è assistito dal figlio Giorgio e dall'avvocato Giuseppina Foderà di Aosta.

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