intervento sperimentale

Bambino Gesù, bronco riassorbibile in 3D ridà il respiro a un bimbo

E' il primo impianto di questo genere in Europa. Il piccolo paziente era affetto da broncomalacia

© ansa

Un bronco riassorbibile stampato in 3D è stato impiantato all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma con un intervento sperimentale, per consentire a un bambino di 5 anni di respirare. E' il primo di questo genere in Europa. Il piccolo paziente era affetto da broncomalacia, un cedimento della parete bronchiale e che impedisce il normale flusso di aria nel polmone.

Il bronco 3D è stato interamente progettato al Bambino Gesù con sofisticate tecniche di imaging e bioingegneria. La stampa 3D è stata affidata, nell'ambito di un progetto di ricerca, al centro di stampa 3D Prosilas che ha reperito e adattato il materiale alle proprie tecnologie. Prima dell`impianto, il "bronco" è stato sottoposto a processi di sterilizzazione a bassa temperatura per non alterarne struttura e caratteristiche. Per i test di resistenza meccanica l`Ospedale si è avvalso della collaborazione dell`Università di Modena e Reggio Emilia. Con l`autorizzazione all`uso compassionevole del dispositivo sperimentale concessa dal ministero della Salute, il team di chirurghi ha potuto procedere con l`operazione. L`intero procedimento, dalla progettazione all`intervento, ha richiesto oltre 6 mesi di intenso lavoro di squadra.

Il delicato intervento sul paziente di 5 anni, durato 8 ore, è stato eseguito il 14 ottobre 2019 dal dott. Adriano Carotti, responsabile dell'Unità di Funzione di Cardiochirurgia Complessa con Tecniche Innovative, in collaborazione con i chirurghi delle vie aeree del Laryngo-Tracheal Team, diretto da Sergio Bottero. Il bronco del bambino era schiacciato tra l`arteria polmonare sinistra e l`aorta toracica discendente. Questa compressione, di lunga data, aveva generato il restringimento del condotto respiratorio e il cedimento degli anelli di cartilagine che sostengono la parete del bronco. A causa delle difficoltà respiratorie, nelle ore notturne il piccolo aveva bisogno del supporto dei macchinari per la ventilazione non invasiva.