"Non voglio sbilanciarmi ma molto probabilmente nel nuovo sistema elettorale del Csm non ci sarà alcun meccanismo di sorteggio". Lo ha detto il Guardasigilli Alfonso Bonafede parlando al 34mo Congresso nazionale dell'Anm in corso a Genova. "Confermo che si va nella direzione di un ritorno a un concorso di primo livello per accedere alla magistratura, - ha aggiunto il ministro. - Abbiamo un unico obiettivo, non possiamo essere divisi".
La riforma del Csm e il passo indietro del ministro - "Confermo che si va nella direzione di un ritorno a un concorso di primo livello per accedere alla magistratura", ha precisato Bonafede.
"Voglio fare chiarezza: non mi sognerei mai di concepire alcuna norma con spirito punitivo, l'Anm ne è consapevole, è stata presente al tavolo in cui abbiamo scritto con spirito costruttivo gran parte della riforma della bozza di procedura civile e penale", ha aggiunto.
"Ci sono sistemi elettorali che meglio del sorteggio possono eliminare la possibilità di disfunzioni del sistema elettorale nel Csm" ed è "l'idea sul piatto che vedo crescere: è quella per esempio del ballottaggio in collegi piccoli tra i magistrati che ottengono più voti", ha continuato il Guardasigilli. "Il ballottaggio - ha concluso - rende un po' più complicata la possibilità di quelle degenerazioni che purtroppo in passato abbiamo visto".
Di fatto Bonafede fa un passo indietro rispetto a quanto sostenuto, in particolare nei momenti più caldi dello scandalo nomine nel Csm, che aveva investito nei mesi scorsi proprio l'organo di autogoverno della magistratura. Allora, infatti, considerava il sorteggio "una scelta difficile da accettare", ma che andava fatta "per estirpare le degenerazioni correntizie".
Davanti, però, al muro alzato dall'Associazione nazionale magistrati che ventilava l’incostituzionalità della modalità elettorale del sorteggio, il ministro aveva comunque aperto al dialogo assicurando: "Non mi impunto su un sistema elettorale rispetto all’altro, quel che è certo è che va blindata l’indipendenza del Csm".
Resta fermo anche il punto: "Non è più rinviabile il progetto di riforma ordinamentale della magistratura", già espresso dal Guardasigilli nel suo intervento al corso straordinario della Scuola superiore della magistratura presso la sede della Banca d’Italia a inizio novembre.
D'altronde la riforma dell’organo di autogoverno delle toghe era già nel programma di governo del primo esecutivo Conte, che ha sempre considerato quella dell’ordinamento giudiziario, in particolare, una riforma necessaria, a maggior ragione dopo l’inchiesta di Perugia che ha coinvolto l’ex presidente dell’Ann Luca Palamara e cinque togati del Csm, poi costretti alle dimissioni.
In realtà, al di là dei fatti contingenti, puntuali ad ogni legislatura, vengono presentare riforme in tal senso. Nel 2013, per esempio, era stato elaborato al Senato un testo bipartisan, primi firmatari Pierantonio Zanettin ( FI) e Felice Casson ( Pd), poi stoppato alla Camera.