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Giornata contro la violenza sulle donne: una data e un libro per riflettere

Una ricorrenza istituita dallʼONU, nel ricordo di tre coraggiose sorelle assassinate brutalmente, simbolo di ogni brutalità legata al genere

Ansa

Nel nostro Paese ogni 72 ore una donna è vittima di un femminicidio. E’ un dato terribile e spaventoso, davanti al quale non è possibile reagire se non con orrore e con la volontà di trovare un mezzo efficace per contrastarlo in ogni modo. Per aiutare tutti noi a prendere coscienza di questa drammatica realtà, in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, esce il libro di Ketty Carraffa “Il Made in Italy delle Donne - La Canzone di Marinella - Le donne imprenditrici di se stesse”, che raccoglie tante storie al femminile e i racconti di donne intensamente dedite alla solidarietà, all’associazionismo, all’imprenditoria e all’arte, coniugando l’impegno nei confronti di se stesse con l’innovazione sociale nei più svariati campi. 

Il sottotitolo del volume richiama espressamente la canzone di Fabrizio de André, portata al successo da Mina nel 1964: forse non tutti sanno che Marinella, protagonista della storia, che visse “solo un giorno come le rose”, è in realtà al centro di un racconto poetico e ante-litteram di un vero e proprio femminicidio. A questa memorabile canzone si ispira l’autrice del libro, la giornalista e opinionista Ketty Carraffa, nel ricordare tutte le donne vittime di violenza e nel ricercare nelle azioni positive di tante donne, imprenditrici del Made in Italy, ma soprattutto di se stesse, il miglior esempio per vincere la spirale di pregiudizi e di intolleranza di cui la violenza si nutre. Ecco allora, ad esempio, la storia delle dottoresse della Clinica Mangiagalli di Milano, impegnate quotidianamente nell’assistenza di donne che hanno subito maltrattamenti e percosse da parte dei loro mariti o compagni; il racconto di figure femminili dell’associazionismo e di quante portano innovazione nei loro settori di competenza e di attività manageriale, oppure attraverso l’arte e la cultura. Sono insomma le storie di donne che hanno saputo impegnare la loro energia positiva contro ogni stereotipo e contro ogni forma di discriminazione, a cominciare da quella di genere. 

Ufficio stampa

La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale nel 1998 ha stabilito l’internazionalizzazione della data del 25 novembre per commemorare le donne vittime di violenza di genere e, successivamente il 17 dicembre 1999 con la risoluzione 54/134, ha istituito la Giornata Internazionale. L a data del 25 novembre è stata scelta per commemorare il brutale omicidio delle tre sorelle Mirabal, assassinate a Malcedo, in Repubblica Dominicana, in questo giorno del 1960. Le tre donne erano attive oppositrici del regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che ha tenuto il Paese in uno stato di arretratezza e di caos per oltre 30 anni. Le tre giovani, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, furono fermate, seviziate e brutalmente assassinate sulla strada da un gruppo di agenti del Servizio di informazione militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti, trattenuti in prigione per le loro attività contro il regime trujillista. I loro corpi furono poi buttati con la loro auto da un dirupo per simulare un incidente. L’omicidio de “Le farfalle” (questo era il nome in codice delle tre sorelle) scatenò però una forte reazione popolare sfociata, nel 1961, nell’uccisione di Trujillo e quindi nella fine della dittatura. 


Le azioni di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne utilizzano spesso come simbolo le scarpe rosse, di volta in volta indossate o esposte pubblicamente. La consuetudine viene da un celebre progetto di arte pubblica, creato dall’artista messicana Elina Chauvet e intitolata, appunto, “Zapatos Rojos”, che significa scarpe rosse. Si compone di centinaia di paia di scarpe femminile di ogni foggia e di quel colore, raccolte per passaparola o attraverso i social media, e collocate ordinatamente lungo un percorso urbano, per simboleggiare la marcia silenziosa di donne assenti o nell’impossibilità di esprimere la loro sofferenza. 

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