Stamina, ricorso degli Spedali di Brescia: "Fermare il trattamento per la piccola Sofia"
Reclamo contro la decisione del giudice di Livorno. La mamma: "Accanimento incomprensibile"
Si riaccendono le polemiche intorno al metodo Stamina: gli Spedali di Brescia hanno presentato ricorso contro il provvedimento del giudice di Livorno, che autorizzava a proseguire il trattamento per la piccola Sofia, che poteva così andare oltre le cinque infusioni previste. L'udienza è stata fissata il 12 ottobre, ma il legale della famiglia della piccola ha chiesto un rinvio. "Le infusioni non hanno mai avuto effetti collaterali", assicura la mamma.
"Non capisco questo accanimento nei confronti di una bambina sofferente. Sofia è stata sottoposta al trattamento non con la continuità e la regolarità dovute a causa dei diversi pronunciamenti dei giudici". Lo ha detto Caterina Ceccutti, la mamma di Sofia. "Ora - ha aggiunto la donna - avevamo raggiunto un po' di tranquillità dopo il pronunciamento del giudice Sbrana. Le infusioni non hanno mai provocato effetti collaterali ma, ogni volta, c'è stato qualche piccolo miglioramento. D'altra parte che alternativa ci viene offerta? Nulla". Il reclamo sarà presentato a un collegio di tre giudici che dovranno decidere se confermare o modificare il provvedimento del giudice livornese.
"Gli Spedali Civili di Brescia - spiega la signora Ceccutti a Tgcom24 - potevano rispettare la sentenza del tribunale di Livorno oppure fare reclamo. Hanno scelto la seconda strada usando i soldi pubblici per pagare gli avvocati invece che per curare i malati. La struttura ha scelto la via legale per evitare e che si creassero dei precedenti: la sentenza che permetteva a Sofia di proseguire le cure con il metodo Stamina si riferiva al decreto Balduzzi: il malato che avesse iniziato la terapia di Vannoni su autorizzazine di un tribunale, poteva ricevere tutte le infusioni ritenute necessarie dal medico curante, quindi potenzialmente infinite"
Le richieste dei genitori della piccola Sofia sono le stesse di un anno fa. "Vogliamo continuare una cura che garantisce un minimo miglioramento a un malato terminale che non ha una terapia alternativa - conclude la mamma. Ci sono tantissimi testimoni che hanno visto la bambina ricoverata all'spedale Mayer per un mese. Era in una stanza doppia: non dormiva, piangeva di dolore tutto il giorno, non mangiava. Le quatto famigllie che hanno diviso la camera con noi hanno potuto osservare il miglioramento. Dopo le infusioni Sofia ha ripreso a dormire e ha smesso di vomitare, ha aperto gli occhi. Non spero di guarire mia figlia, ma di darle una condizione più dignitosa sì".
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