Il metodo Stamina, messo a punto dal dottor Davide Vannoni della Stamina Foundation, si basa sulle cellule mesenchimali del midollo osseo note per la loro capacità di dare origine a tessuti di ossa, pelle e cartilagine.
La tecnica - Il metodo del professor Vannoni consisterebbe nell’estrarre le cellule staminali dal midollo osseo dei pazienti, nel tenerle in coltura nell’acido retinico diluito per farle differenziare in cellule nervose e quindi reimpiantarle nello stesso paziente. La Stamina Foundation ritiene che la tecnica sia efficace per curare le malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale. Quest’ultima è diventata famosa come la “malattia di Celeste”, dal nome della bambina di due anni i cui genitori hanno presentato nell’agosto 2012 un ricorso affinché la piccola potesse riprendere la terapia sperimentale presso gli Spedali Civili di Brescia.
La sperimentazoine - Il Parlamento ha dato il via libera alla sperimentazione nello scorso maggio, stanziando 3 milioni di euro. Sono quindi seguite settimane di braccio di ferro e polemiche costellate da un lato dalla bocciatura della rivista scientifica “Nature” e dall’altro dalle manifestazioni di protesta da parte dei malati che chiedevano libertà di cura con le cellule staminali. Lo scorso luglio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha nominato il Comitato scientifico di cui fanno parte l’Istituto superiore di sanità, il Centro nazionale trapianti e l’Agenzia del farmaco.
Favorevoli e contrari - Il documento redatto dal Comitato non è vincolante, ma è uno strumento utile di approfondimento scientifico che viene messo a disposizione del ministero della Salute. Netto il commento del dottor Vannoni: “Me lo aspettavo – ha dichiarato – d’altronde è evidente che il comitato non fosse imparziale”. Plaude invece al comitato l’Associazione Luca Coscioni: “Non c’è metodo scientifico, non c’è rispetto delle regole dietro il metodo Vannoni. Il ministro Lorenzin – afferma il segretario Filomena Gallo – non può non prendere in considerazione la relazione degli esperti: dunque deve bloccare la sperimentazione”.