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Siria, Obama: ancora nessuna decisione

Il segretario di Stato John Kerry: "Abbiamo le prove dell'uso di armi chimiche". Intanto Il no dei britannici non cambia la posizione della Francia, determinata a intervenire in Siria. Gli Usa: "Non ripeteremo gli errori commessi in Iraq". Damasco: "Pretesto per un attacco".

Ap/Lapresse

Gli Stati Uniti sono pronti, assieme alla Francia, a punire il regime siriano di Assad. Il presidente Barack Obama ha affermato di non avere ancora preso "una decisione finale" ma sulla sua determinazione non ha lasciato dubbi quando ha aggiunto che l'uso di armi chimiche in Siria è "una sfida al mondo" e "una minaccia ad alleati degli Usa come Israele, Turchia e Giordania".

In precedenza c'era stata una durissima dichiarazione del segretario di Stato John Kerry. "Almeno 1.429 persone, tra cui 426 bambini, sono morte a causa dei gas letali usati il 21 agosto alle porte di Damasco", ha detto presentando il rapporto dell'intelligence americana che inchioda "l'assassino" Assad alle sue responsabilità". "Questo è l'indiscriminato, inconcepibile orrore delle armi chimiche. E' ciò che Assad ha fatto al suo stesso popolo".

Kerry ha ribadito la determinazione americana ad agire contro il regime siriano, e dopo il 'dietro-front' di Londra, Obama ha fatto sapere che potrebbe lanciare anche da solo una azione militare. Il condizionale è d'obbligo, ma l'attacco sembra imminente.

Francia: siamo con gli Usa - A fianco di Obama ci sara' comunque "il piu' vecchio alleato degli Usa", la Francia, come l'ha definita Kerry, rendendo omaggio al presidente francese Hollande che a sua volta preme sull'acceleratore e non esclude di passare all'azione quanto prima, senza attendere la riunione straordinaria del Parlamento francese, prevista per mercoledì.

Usa: "Non ripeteremo gli errori in Iraq" - Gli ispettori dell'Onu hanno ormai finito il loro lavoro sul campo e in queste ore stanno lasciando la Siria. Sabato saranno all'Aja, ma per il risultato dei test ci vorrà del tempo. Washington ha invece diffuso il suo atteso rapporto di quattro pagine sul dossier di intelligence raccolto dagli Usa, in cui si citano in particolare le intercettazioni di comunicazioni di "un alto esponente del regime profondamente connesso con l'offensiva, che ha confermato l'uso di armi chimiche da parte del regime il 21 agosto". Per scacciare antichi fantasmi, Kerry ha sottolineato che le informazioni raccolte sono solide, e gli Usa non hanno alcuna intenzione di "ripetere gli errori" commessi per l'Iraq, quando il suo predecessore Colin Powell espose di fronte al Consiglio di Sicurezza Onu "le prove" che dimostravano il presunto possesso di armi di distruzioni di massa da parte di Saddam Hussein, poi mai trovate. Neé sarà un'operazione stile Iraq o Afghanistan: "Non ci saranno truppe sul terreno e sarà un'azione limitata nel tempo", ha assicurato. Kerry ha sottolineato anche che "dopo 10 anni l'America è stanca della guerra. E anche io. Ma abbiamo le nostre responsabilità di fronte al mondo".

Il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha affermato nelle ultime ore che "il nostro approccio è di continuare a cercare una coalizione internazionale che agirà di concerto". Hollande non intende tuttavia minimizzare la complessità di un blitz: "Ci sono pochi Paesi che hanno la capacita' di infliggere una sanzione con i modi appropriati. Noi siamo pronti", ha affermato.

Mosca intanto continua a non arrendersi all'inevitabilità di un attacco: azioni che oltrepassino il Consiglio di sicurezza dell'Onu, "se si verificassero, attenterebbero gravemente al sistema basato sul ruolo centrale delle Nazioni Unite, dando un colpo serio all'ordine mondiale", ha tuonato il Cremlino.

La cancelliera Angela Merkel spera però che la Russia cambi atteggiamento all'Onu, affinché' si arrivi a una posizione comune sulla Siria; così come la ministro degli Esteri Emma Bonino, secondo cui "anche se sembra più lento, più duro e a volte sembra non riuscire, la pressione diplomatica e politica è l'unica soluzione perseguibile". Anche perché, ha paventato, "da un conflitto drammatico e terribile corriamo il rischio di una deflagrazione addirittura mondiale".

Siria: da Usa menzogne per attaccarci - La Siria rifiuta ogni risultato parziale sul presunto uso di armi chimiche presentato dall'Onu prima che gli ispettori abbiano concluso la loro missione. Lo afferma il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim citato dall'agenzia ufficiale Sana. Il ministro, inoltre, respinge le accuse di uso di armi chimiche avanzate dal segretario di Stato americano John Kerry. "Quelle che ha detto sono bugie - dichiara - un "disperato tentativo di giustificare una potenziale aggressione".

Onu: "Due settimane per esiti verifiche" - Per avere il risultato dei test sui campioni prelevati sul campo dagli ispettori dell'Onu inviati in Siria potrebbero essere necessarie fino a due settimane. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

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