"Occhio a quel neo che cresce!". E' lo slogan delle campagne di prevenzione, diagnosi e cura dei melanomi. Una campagna che inizia a dare i sui frutti in termini di vite salvate e iter diagnostico dermatologico in cui l'Italia si conferma all'avanguardia nel mondo. Siamo, infatti, secondo l'indagine Meta (task force melanoma) decisamente meglio degli Usa e ampiamente in linea con le linee guida cliniche internazionali.
"Il melanoma - afferma Ignazio Stanganelli, direttore della Skin Cancer Unit dell'Istituto Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori - è la forma più letale di cancro della pelle e in Italia è uno dei tumori maligni più comuni sotto i 50 anni". E' al secondo posto, dopo il cancro ai testicoli, per gli uomini e al terzo per le donne (dopo mammella e tiroide). Tutta colpa dell'esposizione intermittente e prolungata e delle scottature prese a 20 anni, quando ignari dei pericoli ci si stendeva al sole senza filtri solari. Altro "colpevole" le lampade solari. Non è infatti un caso che nel nord Italia, complice anche la prevalenza del fototipo chiaro, si registrino molti più casi che nel sud.
L'indagine italiana, sostenuta dal gruppo multidisciplinare italiano sul melanoma, Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), in collaborazione con GfK Eurisko, ha analizzato le procedure diagnostiche, le modalità di trattamento, e criteri di follow-up per il melanoma in 120 centri ospedalieri distribuiti sul territorio italiano. Dati alla mano il 91% dei pazienti che effettuano controlli vengono visitati direttamente da un dermatologo e nel 73% dei casi durante la visita di effettua, oltre all'esame ad occhio nudo, una epiluminescenza.
"Dal punto di vista pratico - afferma Stanganelli - la diagnosi precoce sta consentendo di individuare in netta prevalenza melanomi sottili, cioè con una prognosi favorevole, e forme in situ, cioè di melanomi che se curati subito non evolveranno mai in metastasi. La loro immediata asportazione sta dando esiti di sopravvivenza del 100%". Non solo: "L'indagine negli ospedali italiani - conclude Alessandro Testori, direttore della divisione Melanoma e sarcomi muscolo-cutanei dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - ha permesso di darci una conferma su come strutture con un numero elevato di pazienti (più di 25 nuovi pazienti con melanoma l'anno) possano offrire i migliori trattamenti multidisciplinari ai pazienti, da un lato, e raggiungere un livello di sostenibilità delle cure sempre più adeguato".