A IL CAIRO

Il Cairo, strage dopo lo sgombero dei pro-MorsiFratellanza: "E' un massacro, oltre 2mila morti"

Secondo gli attivisti il bilancio è drammatico, ma il ministero parla di 149 morti. Uccisi cameraman e reporter. Bruciate chiese cristiane. Dichiarato lo stato di emergenza ed El Baradei si dimette

© Afp

Sarebbero 2.200, secondo i Fratelli musulmani, gli attivisti morti, 10mila quelli feriti, a Il Cairo, dopo che la polizia ha attaccato i presidi dei sostenitori di Morsi. Secondo il ministero dell'Interno, 200 dimostranti sono stati arrestati nel presidio di Rabaa e in quello di Nahda "con munizioni e armi". Secondo fonti ufficiali è di 149 morti il bilancio delle vittime. Nel Paese è stato dichiarato lo stato di emergenza per almeno un mese.

Il governo ai manifestanti: dimostrino saggezza - Il governo ad interim egiziano fa appello ai manifestanti "a dare prova di saggezza e a mettere gli interessi della patria davanti a tutto". Il portavoce ha riferito che "il consiglio dei ministri è determinato a fare fronte con fermezza ai sabotatori e a perseguirli".

La polizia: "Presidi sotto controllo" -
Una delle due piazze delle proteste pro-Morsi è "totalmente sotto controllo". Lo riferisce il ministero dell'Interno egiziano. Un giornalista della Reuters ha constatato che le forze di sicurezza hanno bloccato tutti gli accessi al campo di Nahda, il più piccolo dei presidi, dove si sentono nell'aria i gas lacrimogeni. Immagini della tv di Stato mostrano gli agenti perquisire le tende. Il ministero dell'Interno ha reso noto che diversi leader dei Fratelli musulmani sono stati arrestati.

Il governo ha bloccato la circolazione dei treni - Il governo egiziano ha bloccato la circolazione dei treni per evitare manifestazioni al di fuori della capitale e il raggruppamento di manifestanti di altre città. Ad Alessandria, intanto, i cittadini sono già scesi in piazza e nella strada principale per manifestare a sostegno di Mohamed Morsi.

Il movimento integralista denuncia: "Fermare violenze o rivoluzione nel Paese"-  Jamaa Islamiya, il movimento integralista vicino ai sostenitori di Morsi, ha avvertito che se non cambierà la situazione in Egitto "ci sarà una rivoluzione globale in tutto il Paese". In un comunicato l'organizzazione denuncia "i massacri commessi dal regime militare golpista contro sit-in pacifici a Rabaa e Nahda".

Appello di Erdogan: si fermi il massacro - "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu e la Lega Araba devono intervenire immediatamente per fermare il massacro in Egitto". A chiederlo è il premier turco Recep Tayyip Erdogan.

Interviene anche il gran imam: basta violenze -
Il gran imam di al-Azhar, Ahmed al Tayeb, ha lanciato un appello contro la violenza e lo spargimento di sangue, invitando tutte le parti alla moderazione e al dialogo. L'imam aveva offerto ieri la propria mediazione. I Fratelli musulmani si erano detti favorevoli a una trattativa ma senza al Tayeb, dato il suo appoggio all'esercito contro Morsi

Fratelli Musulmani pronti a trattare
- Nonostante gli scontri, nessuno ha ancora smentito la dichiarata volontà della Fratellanza, sei settimane dopo la deposizione del suo presidente Mohamed Morsi, di trattare con le altre parti in causa per far uscire il Paese dalla crisi politica che l'ha portato sul filo della guerra civile con un bilancio di oltre 300 morti. Una trattativa offerta e mediata dall'università Al Azhar, la più prestigiosa istituzione religiosa dell'Islam sunnita, che ha riscosso l'adesione anche del partito fondamentalista El Nour.

"In piazza contro il massacro" - Contemporaneamente, però, la Fratellanza ha lanciato un appello a scendere in piazza "contro il massacro".