L’effetto serra rende democratica l'aragosta. Almeno negli Usa. Il riscaldamento degli oceani, in special modo dell'Atlantico, ha favorito infatti la riproduzione di questi crostacei, creando una vera e propria "bolla dell'aragosta". Ma non solo, il cambiamento climatico ha influito infatti anche sul ciclo vitale di questa creatura marina: la "muta" della corazza, che a norma avveniva intorno all'inizio di luglio, si è ora anticipata di diverse settimane.
Il riscaldamento dell'oceano, infatti, aiuta i crostacei a crescere più velocemente: stando ai dati del dipartimento delle Risorse marine del Maine, i volumi di pesca dell'aragosta sono passati dai 12,7 milioni di chilogrammi del 1990 agli oltre 57 milioni del 2012.
E se per la legge della domanda e dell'offerta, il boom dell'aragosta rappresenta un'opportunità per i consumatori, con un netto calo del prezzo, d'altra parte gli esperti avvertono come la "sovrappopolazione" potrebbe essere un vero e proprio disastro da un punto di vista ambientale. Gli ecosistemi a bassa biodiversità, dove quindi esistono un numero ridotto di specie, possono venir più facilmente colpiti, modificati e distrutti, anche rapidamente.
La pesca intensiva e la sparizione dei predatori dei mari - Ma non è solo il riscaldamento degli oceani a far crescere la popolazione delle aragoste: l'uomo infatti ha fortemente influito sull'ecosistema anche con la pesca intensiva che ha portato a una netta diminuzione di predatori marini, come il merluzzo. Questi rappresentavano un vero e proprio sistema di controllo per la popolazione di piccoli pesci, molluschi e crostacei che oggi invece si trovano a farla da padroni soprattutto nella acque del Nord America.
Il "girone di ritorno" dell'aragosta - Il pericolo però sembra imminente anche per le stesse aragoste: l'aumento di 2-4 gradi delle temperature delle acque, con il boom di crostacei e il loro ciclo vitale più rapido, potrebbe nel tempo rendere le aragoste più vulnerabili alle malattie e quindi, dopo questo "eldorado", portare la specie a diventare a rischio.