E' riuscito a conquistare San Siro, prima scaldando il pubblico in attesa di Robbie Williams, e poi duettando con lui sul palco. E' Olly Murs, prodotto dell'"X Factor" britannico capace di sfornare in un paio di anni due album multi-platino. "Ho lavorato tanto per arrivare dove sono ora - dice a Tgcom24 - e anche quella che mi ha dato Robbie è stata una grande opportunità. Esibirmi in uno stadio? Tira fuori il meglio di me".
"X Factor" non lo ha vinto ma questa è solo la dimostrazione che ogni tanto sono quelli che arrivano solo podio (o nemmeno lì) a fare strada, funzionare bene in televisione non significa avere le doti per camminare con le proprie gambe nel difficile mondo della discografia. Olly Murs il talento ce l'ha e lo ha dimostrato tanto con l'ultimo album "Right Place Right Time", quanto dal vivo, grazie anche all'opportunità offertagli da Robbie Williams che da sempre lo considera un suo figlioccio e lo ha voluto con sé per il tour negli stadi. "Abbiamo un bel rapporto - spiega Murs -, c'è grande feeling tra di noi e amo la sua musica".
Oltre ad aprire i concerti duetti con lui durante il suo show. E' una cosa nata strada facendo o era prevista sin dall'inizio?
E' stata una sua idea. Mi ha detto che, dal momento che ero già in tour con lui, sarebbe stato bello fare un pezzo insieme. E mi ha anche dato la possibilità di scegliere quale. Ci divertiamo molto sul palco insieme. Eseguiamo "Kids" che è un pezzo emblematico nella sua carriera.
Nel brano originale Robbie duetta con Kylie Minogue... Com'è essere Kylie per una sera?
Molto divertente! Lei è una splendida persona, mi piace l'idea di prendere il suo posto. Anche se poi io canto la parte originale di Robbie e lui quella di Kylie. Sono sicuro che lui si sarebbe divertito di più se sul palco ci fosse stata lei ma faccio il possibile per non farla rimpiangere.
Tu hai fatto già dei tour da headliner in palazzetti. Cosa cambia a esibirsi in grandi stadi come nel tour di Robbie?
E' molto diverso e in un certo senso ti dà una sensazione strana. Salire sul palco davanti a 20mila o 70mila spettatori. E' molto eccitante e divertente. Tira fuori il meglio di te come artista perché avere la possibilità di trascinare con la tua musica così tante persone è una sensazione unica.
In una situazione del genere che percentuale c'è di adrenalina e quanta di paura?
E' sempre un mix di entrambe le cose. Ti chiedi sempre come il pubblico reagirà a quel pezzo o a quella trovata. E quando le reazione è positiva è fantastico. Nel tour inglese c'è stato molto entusiamo da parte della gente, qui in Italia la situazione era un po' diversa perché non tutti conoscevano tutte le mie canzoni. Ma paradossalmente può essere anche più stimolante perché sei costretto a tirare fuori il meglio di te per coinvolgere il pubblico.
Il tuo album si intitola "Right Place Right Time". Ti senti davvero l'uomo giusto al posto giusto in questo momento?
Sì! Ho lavorato tanto per arrivare dove sono ora e anche quella che mi ha dato Robbie è stata una grande opportunità. E' eccitante e spero possa continuare per il resto della mia carriera.
In quest'ultimo lavoro il tuo stile è leggermente cambiato, spostandosi su in terrritorio più funky. Ti viene spontaneo cercare sempre strade nuove?
Credo sia necessario, per risultare sempre fresco e inedito, non correre il rischio di fossilizzarsi sulle stesse cose. Se non fai così diventi noioso. La mia carriera è improntata al divertimento e la mia musica rispecchia quanto mi sto divertendo.
Ti sei rivelato grazie a "X Factor". Ti sei emancipato da quell'etichetta o anche in Inghilterra, come in Italia, quello del talent resta una specie di marchio?
Capisco i pregiudizi che ci sono nei confronti dei talent, ma sono una grossa opportunità, perché non coglierla? Se uno abita in un paesino sperduto e lavora in un negozio tutti i giorni, può essere anche bravissimo e avere il look giusto ma è difficile che trovi la possibilità di emergere. Ma ecco che vede la pubblicità di "X Factor" che mette in palio un contratto discografico: ti offrono la possibilità di un'audizione e di molto di più, perché lasciarsela sfuggire?
Ed è quello che hai fatto tu...
Esatto. E se non avessi partecipato oggi non sarei qui. E sarò sempre grato a "X Factor" per l'esperienza che mi ha fatto fare e per la possibilità che mi ha offerto. Se vivo in una bella casa, giro il mondo divertendomi, faccio quello che ho sempre sognato, è grazie a quello show.
Un limite dei talent è che ti presenti principalmente come cantante. Adesso tu ti stai mettendo alla prova anche come autore...
Quando esci da "X Factor" sei in quella condizione in cui ti viene detto cosa cantare, come cantarlo... e probabilmente dieci o cinque anni fa era anche giusto che fosse così. Ma ora è il momento di cambiare e crescere. Credo sia molto meglio per un artista andare in studio e scriversi le proprie canzoni. Essere coinvolto nella scrittura, parlare di me stesso, delle mie emozioni, delle situazioni che mi coinvolgono è positivo anche per l'interpretazione, sono più coinvolto in quello che canto.