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La ricchezza di Yasser Arafat

Rapporto annuale del ministro Fayad

Il sesto posto di Arafat nella classifica dei capi di Stato più ricchi del mondo, redatta dalla rivista Forbes, ha suscitato forti polemiche. In un Paese dove il popolo è costretto alla fame, ci si chiede da dove provenga il patrimonio personale di 300 milioni di dollari attribuito al leader palestinese. Una risposta la fornisce Salam Fayad, ministro delle finanze, che da tempo lotta per portare trasparenza sulla gestione della pubblica amministrazione.

Il primo rapporto annuale consegnato dal ministro e condotto dalla Standard & Poor's, riguarda 10 fonti di guadagno ufficiali controllate da Arafat. Il ministro ha riunito queste e altre risorse nel Fondo di investimento palestinese, di cui ora è presidente, anche se il fondo è gestito da quello che si pensa essere il più fidato consigliere finanziario di di Yasser, Mohammed Rachid.

Le fonti di guadagno comprese nel rapporto di Fayad includono una quota del 23% del casinò di Gerico (valutata 28,5 milioni di dollari), il 20% di una compagnia telefonica tunisina (50 milioni), una società da 55 milioni che controlla gran parte del cemento importato nei Territori e 13 conti in banca per un totale di 73 milioni. Si stanno valutando ora altre 50 proprietà, tra cui un monopolio di gasolio che si pensa renda un milione di dollari al mese.

Fayad ha anche reso noto che il luglio scorso, i funzionari israeliani hanno sbloccato il flusso di denaro pubblico con cui il governo finanzia la pubblica amministrazione palestinese: un pagamento di 14 milioni di dollari, che è aumentato fino a 58 il mese passato. Il denaro, depositato su un conto centrale controllato dal ministro, include le tasse raccolte da Israele sul petrolio venduto alle aree controllate dai palestinesi. Le tasse sul petrolio, circa 500 milioni di dollari dal 1996 al 2000, erano state poste in passato su un conto separato controllato da Arafat e Rachid.

Queste ed altre risorse, unite agli aiuti internazionali, avevano permesso ad Arafat di creare un settore pubblico da 125mila posti che consumava 660 milioni di dollari, metà del budget annuale. Il bilancio includeva 240 milioni per una forza di sicurezza di 53mila agenti, molti dei quali membri di Al Fatah, il partito politico del leader palestinese. Nonostante i tentativi di riforma di Fayad continuerà a tenere parte del suo potere economico: il suo incarico gli permette di avere un budget di 74 milioni di dollari per quest'anno, anche se  le spese verranno controllate da un funzionario.

Un uomo d'affari israeliano denunciato di essere stato ingaggiato a dicembre per convogliare 330 milioni di dollari di fondi in un conto svizzero controllato da Arafat e Rachid. Il procuratore generale di Israele sta indagando: finora si è saputo che almeno dieci dei 330 milioni sono stati utilizzati per comprare una quota di un'impresa telefonica algerina. Di quest'ultima ha preso possesso Fayad; Rachid insiste nel dire che il resto è stato usato dalla PA per altri investimenti.

Ancora, Azmi Shuaibi, membro del consiglio legislativo palestinese ha dichiarato "temiamo che nel caso accada qualcosa ad Arafat, non sapremo mai dove si trova tutto il denaro".