Uno scudo contro le zanzare è possibile?
Dalla California è in arrivo un quadratino che attaccato ai vestiti potrebbe renderci introvabili dalle zanzare; questo perché copre l'anidride carbonica che emettiamo con la respirazione
E' il sogno di molti, specie nelle calde serate estive passate all'aperto. Essere invisibili alle zanzare, immuni alle punture e al loro fastidioso ronzio. Non sentire più il loro fischio nelle orecchie quando ci corichiamo a letto. Questo desiderio potrebbe anche avverarsi, senza ricorrere ad agenti chimici o strani unguenti.
Dalla California potrebbero infatti arrivare degli adesivi, delle pezze, delle cosiddette "patch", da attaccare ai vestiti per creare uno scudo nei confronti di questi insetti; una tecnica rimpicciolita in quadratino di pochi centimetri. Nessun prodotto repellente, ma bensì una copertura del nostro stesso respiro. Questo perchè le zanzare attaccano l'uomo a causa dell'anidride carbonica che emettiamo con la respirazione, che le attira e le rivela nostra posizione. L'adesivo sviluppato dai Laboratori Olfactor quindi va a coprire la nostra CO2, creando come una barriera sul nostro corpo. Restano da fugare i dubbi sulla durata e la reale portata degli effetti della patch, che sarebbe un'innovazione storica.
Il Kite Patch non utilizza sostanze considerate pericolose se inalate dall'essere umano, ma è composto da ingredienti approvati dalla FDA, ovvero la Food & Drug Administration (organo di controllo americano per cibi e prodotti naturali). Tutte le ricerche sono state finanziate dalla fondazione "Bill and Melinda Gates", con l'intento di esportarlo anche in certe zone africane, asiatiche e sudamericane, dove le zanzare possono essere letali, specie per i bambini.
Le malattie trasmissibili con il sangue in quelle zone, che potrebbero essere ostacolate dall'adesivo, sarebbero la malaria, la febbre dengue e il virus del Nilo Occidentale, fattori pesantissimi nell'elevata mortalità infantile del luogo. Una campagna di sensibilizzazione sta quindi portando gli inventori di Kite a finanziarne un periodo di sperimentazioni su larga scala in Uganda, riporta l'Huffington Post americano.
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