Il tour dei MUSE gira il mondo e strega i fan anche con gli effetti speciali. La band si è esibita all'Olimpico di Roma e all’Olimpico di Torino il 28 e il 29 giugno ma il leader Matt Bellamy ha rivelato: "Ovunque andiamo ci sono problemi organizzativi - ha detto al The Sun -. A Roma abbiamo dovuto corrompere delle persone pagandole migliaia di euro solo perché potessimo usare i fuochi d'artificio". Poi la smentita del promoter italiano del gruppo.
Il cantante ha ammesso che andare in giro con uno show così mastodontico non è facile e ogni volta tutto il team si deve scontrare con la burocrazia. "Abbiamo commercialisti e avvocati che discutono ogni volta con amministratori locali, polizia e promoter. - ha continuato Matt - A Roma abbiamo dovuto chiamare anche l'Ambasciata Britannica per poter parlare con qualche funzionario e risolvere i problemi. Portare uno spettacolo così in giro per il mondo è una cosa grossa, e dannatamente costosa, per giunta. Tanto costosa che non avete idea!". Sicuramente le dichiarazioni faranno discutere e c'è da scommettere che la questione non si chiuderà qui tra innocentisti e colpevolisti.
La replica del promoter italiano Vivo Concerti - "Non c'è stato alcun tentativo di corruzione in riferimento ai loro concerti in Italia - si legge nella nota diffusa dal promoter italiano dei MUSE, Vivo Concerti - Sono state pagate le tasse previste per il lavoro fatto da tecnici e ingegneri esterni all'organizzazione per ottenere i necessari permessi dalle autorità locali. Questo - si legge ancora nella dichiarazione - riguarda anche i fuochi di artificio e i certificati di sicurezza in linea con gli standard adottati per tutti i gruppi che si esibiscono in Italia, in aggiunta ai certificati già approvati dalle autorità negli altri Paesi europei dove i Muse si sono esibiti quest'estate".