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La Cgia: il "nero" vale il 6,5% del Pil

Lavoro sommerso per 102,5 mld l'anno, la regione più colpita è la Calabria

LaPresse

I quasi 3 milioni di lavoratori in nero presenti in Italia producono un "Pil sommerso" di 102,5 miliardi di euro l'anno, il 6,5% del Pil nazionale, sottraendo alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito, secondo i dati di uno studio della Cgia di Mestre. A livello territoriale, la Regione più colpita è la Calabria: l'incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare su quello regolare è pari al 18,6%.

Questa situazione, secondo l'elaborazione della Cgia, si traduce in 1.375 euro di imposte evase per ogni singolo residente della Regione Calabria. In generale, però, è tutto il Sud a soffrire la presenza dell'economia sommersa: quasi la metà del gettito potenzialmente evaso (19,2 miliardi su 43,7) viene prodotto in Meridione. In "classifica" segue infatti la Basilicata, che con 45.600 unità di lavoro irregolari produce un Pil "in nero" che pesa su quello ufficiale per il 14,7%: le tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata per ciascun residente sono pari a 1.174 euro l'anno. Al terzo posto si trova il Molise: con 27.000 irregolari e un peso dell’economia sommersa su quella ufficiale pari al 14,6%, le imposte non versate per residente sono pari a 1.282 euro l'anno.

"La piaga del lavoro sommerso - spiega la Cgia - vede coinvolte milioni di persone: lavoratori dipendenti che fanno il secondo lavoro; cassaintegrati o pensionati che arrotondano le loro magre entrate, disoccupati che in attesa di rientrare ufficialmente nel mercato del lavoro sbarcano il lunario grazie ai proventi di una attività irregolare". E con la crisi, sottolinea il segretario mestrino della Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato, Giuseppe Bortolussi, "l'economia sommersa ha subito una forte impennata. In questi ultimi anni chi ha perso il lavoro non ha avuto alternative: per mandare avanti la famiglia ha dovuto ricorrere a piccoli lavoretti per portare a casa qualcosa. Una situazione che ha coinvolto molti lavoratori del Sud espulsi dai luoghi di lavoro".

"Con la presenza del sommerso – conclude Bortolussi– la profonda crisi che sta colpendo il Paese ha effetti economici e sociali meno pesanti di quanto non dicano le statistiche ufficiali. E' evidente che chi pratica queste attività irregolari fa concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici regolari che non possono o non vogliono evadere. Ma nel Mezzogiorno possiamo affermare che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale".

"Sia chiaro - conclude il segretario - nessuno di noi vuole elogiare il lavoro nero spesso legato a doppio filo con forme inaccettabili di sfruttamento, precarietà e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità non sono legate ad attività riconducibili alle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena elencate costituiscono in questi momenti così difficili un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese".

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