E' andato incontro alla morte per cercare di salvare il padre e lo zio. Alessio Di Giacomo, 22 anni a settembre, figlio del titolare Mauro, non era al lavoro insieme agli altri familiari quando è esplosa, a Pescara, la fabbrica di fuochi d'artificio di famiglia. I soccorritori hanno tentato inutilmente di bloccarlo, ma lui non si è fermato. Una seconda e terrificante esplosione lo ha centrato in pieno.
"Siamo arrivati sette minuti dopo il primo lo scoppio - ha confermato il responsabile del 118 pescarese - è stato come vedere una scena di guerra con lapilli e materiale ricaduto fino a quattro chilometri. Ho visto dopo l'esplosione un ragazzo che mi è corso vicino e gli ho detto di allontanarsi. Dopo non l'ho visto più".
Per un figlio che sconvolto si fa travolgere dall'esplosione e perde la vita, ecco un altro zio, Adriano, salvo per caso. Si era staccato dai fratelli Mauro e Federico per andare in centro a Città Sant'Angelo per una visita medica. "Non avevamo operai - dice tra i singhiozzi - era un'azienda familiare la migliore d'Abruzzo. Avevamo rifatto tutto da capo, era tutto nuovo. Belle coperture, tutte coibentate, muri da 40 centimetri". "So che Mauro si stava preparando perché doveva andare a Chieti, stava lavorando sulle 'bombe' già chiuse, ma il nostro era un ambiente fresco e all'avanguardia. Non so proprio darmi una spiegazione".
Così il genero di Federico Di Giacomo, Loris, il quale conferma che "la fabbrica era tra le più in regola per perfezione e pulizia. Anche io ho fatto questo lavoro, e tutti sappiamo che i discorsi sulle tragedie sono all'ordine del giorno: sai quando inizi - conclude - non sai se finisci".