Senato, ddl per il prelievo del Dna ai clandestini
Il provvedimento riguarderà anche i minori. Espulsione immediata per chi dà false generalità
Via i Cie (i Centri di identificazione ed espulsione), ma ok al prelievo del Dna ai clandestini, compresi i minori, che si rifiutano di comunicare le loro generalità o che ne danno di false: per chi mente è prevista l'immediata espulsione. Questo dice il disegno di legge sull'immigrazione presentato a Palazzo Madama. Il testo, destinato a far discutere, è stato presentato dai senatori socialisti del Gruppo Misto, primo firmatario Enrico Buemi.
Nel provvedimento si prevede la chiusura dei Cie e la creazione presso la Questura di ogni capoluogo di regione, di strutture specializzate "con compiti esclusivi in ordine alle procedure relative alle esigenze di controllo della provenienza della popolazione straniera e del rispetto delle norme sull'esecutività del rimpatrio". Prevista anche l'istituzione di uffici "presso le sedi consolari e le ambasciate italiane" che permettano agli immigrati di cercare lavoro in Italia, anche mediante l'istituto del 'Permesso temporaneo per la ricerca di lavoro in Italia'.
Ma è il prelievo del Dna al centro del provvedimento. Potrà essere disposto non solo sui clandestini che non vogliono dire da dove provengono o che dichiarano il falso, ma anche sui minori. E anche in caso di ricongiungimento familiare per avere la certezza che si dica sempre il vero circa l'identità di chi si vuole far entrare in Italia. "E' infatti stato accertato - spiega Buemi - che numerosi ricongiungimenti familiari non sono tali in quanto non vi sono rapporti di parentela tra presunti genitori e presunti figli".
Per chi mente scatta l'espulsione. O nel Paese di origine, se si accerta dove sia nato, o nel Paese dal quale è arrivato. "In altri termini - sottolinea il senatore socialista - non sarà più la mera condizione di clandestinità (quando non prevenuta col respingimento alla frontiera), ma il rifiuto di declinare le generalità - o peggio, il darle false - a comportare da un lato l'immediato fermo, dall'altro l'espulsione: due provvedimenti su cui il giudice sarà chiamato a dare un'unica pronuncia, nei termini brevissimi e costituzionalmente obbligati dall'articolo 13 della Costituzione. L'espulsione prefettizia resta come mera facoltà, per casi ben delimitati".