In camper nel Western della Basilicata
Un coast to coast nella libertà del viaggio
Basilicata coast to coast by camper. Tra i 5,6 milioni di persone che scelgono ogni anno di scoprire le meraviglie paesaggistiche dell'Italia a bordo delle “case viaggianti” (3 milioni addirittura stranieri, il fatturato complessivo del caravanning, che ha prodotto 9.300 autocaravan nel corso del 2012 e impiega 1.500 dipendenti diretti più 4.000 della filiera plein air, è pari a 500 milioni di euro), la regione lucana sta sempre più diventando una delle mete predilette. Perché è “western” come gli stati dell'Ovest Americano, le sue strade sono scorrevoli con tante aree di sosta perfettamente attrezzate (in Italia nell'ultimo anno, sono aumentate del 4%, e sono ben 2000 quelle che si trovano al di fuori dei campeggi), i paesaggi incantevoli, la cucina allettante.
L'itinerario, lungo 233 chilometri, si snoda tra Maratea sulla costa del Mar Tirreno sino a Scanzano Ionico.
Dai finestrini del caravan lo si vede da lontano: ecco il Cristo di Maratea dare le spalle al magnifico Golfo di Policastro, e volgere il suo sguardo all'entroterra. Assiso sulla vetta del promontorio su cui si ergeva il Castello di Maratea di “suso”, sulla vetta del Monte di San Biagio, ha le braccia dall'apertura di 19 metri protese in avanti quasi volesse librarsi in volo dal tappeto di finocchio selvatico che cresce spontaneo intorno alla statua scolpita da Bruno Innocenti. Coi suoi 22 metri di altezza, è secondo per dimensioni solo al Corcovado di Rio de Janeiro e ruba la scena al santo patrono adorato qualche scalino più sotto, nella teca del Santuario dove San Biagio continua a trasudare manna dalle pareti del sacello in favore dei suoi più devoti accoliti.
Dopo avere ammirato il lenzuolo azzurro dello Ionio dai ruderi del castello, accompagnati dai falchi pellegrini che volano sopra il tettuccio, si scende dalle “chicane” incastonate tra la Calabria e il Canale di Mezzanotte, si parcheggia al Camping Maratea in località Castrocucco (tel. 0973.871680). E poi si va alla scoperta del borgo marittimo ionico per antonomasia, che appartenne ai bizantini, ai longobardi, ai normanni, agli svevi e agli angioini, tutti generosi nel lasciare tracce in quella che è soprannominata la città delle 44 chiese (quella dell'Addolorata sfoggia una pregevole facciata barocca e all'interno un bell'altare dai marmi policromi), ricca di palazzi nobiliari impreziositi da portali in tufo, e facciate dalle quali ti sbeffeggiano mascheroni scaramantici intorno alla piazzetta Buraglia. “E' come a Capri”, assicura fischiettando l'inno nazionale francese Giuseppe Brando, il titolare della bottega tessile risalente al 1888 in cui tutti i maschi portano sempre il medesimo nome e filano a mano la canapa e il lino e soprattutto il torcione per tiepidare il pane. Poi ci si siede in uno dei tanti bar a conduzione familiare per bere un rosolio di noce o un limoncello, mangiando fichi al cioccolato e bocconotti ripieni di crema che Mastro Panza ha appena sfornato nella sua pasticceria. I più sfiziosi assaggiano invece, dopo avere dato un'occhiata ai bellissimi cestini per la ricotta della bottega Scheggio, intrecciati con fili di ginestra, i pomodori di Massa, giganteschi e viola, il peperone di Senise dalla buccia sottile, i peperoncini piccanti a punta di ciliegia e la lucanica, la salsiccia coi semi di finocchio, da gustare insieme alle ruote di pane scuro di Trecchina e a un bicchiere di rosso Aglianico doc.
Col caravan si scende festosi al porto, per raggiungere il largo in barca e tuffarsi in un giardino sottomarino di gorgonie gialle, spugne e posidonie, in particolare tra i fondali intorno alla Grotta del Macarro. Poi ancora al volante per andare a Rivello, romantico borgo che degrada dolcemente dalla collina sulle rive del Noce, alla medioevale Lagonegro dove sarebbe stata sepolta la Monna Lisa di Leonardo.
Il camper “punta” poi verso il Vulture, in direzione di
Melfi
(sosta presso il parcheggio del Municipio), la terra dei briganti lucani e del loro capo Carmine Cracco, il Robin Hood locale. Una figura ancora leggendaria tra i tavoli dei bar lungo Corso Garibaldi, a pochi metri dalla Porta Venosina dalla quale Federico II di Svevia col suo corteo composto anche da animali esotici, tenendo un falco sulla spalla, seguito dall'harem delle sue amanti, era solito varcare la soglia cittadina. Sono bellissime da visitare la Cattedrale e l'Episcopio in stile barocco, il campanile normanno, il Castello che ora ospita il Museo nazionale Melfese, e in particolare il sarcofago di Emilia Metella. Che piacere poi inoltrarsi tra le foreste di cerri, castagni e abeti intorno ai laghi di Monticchio dove guidare, osservare, sostare a piacimento – ovvero il “mantra” del viaggio en plein air -sino alle grotte di Foggianello, ove Cracco si nascondeva. E poi bere il gagliardo vino rosso Aglianico nelle osterie, ammirare il borgo cinematografico di Barile dove Pier Paolo Pasolini girò molte scene de “Il Vangelo Secondo Matteo”.
La voglia di raggiungere l'altra costa è quasi incontenibile, tanto è bello spostarsi in questa Basilicata (Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, tel. 0971.507611, www.aptbasilicata.it) ricca di suggestioni in cui fanno capolino Ghost town, ovvero villaggi abbandonati come Craco, di cui si innamorò Mel Gibson durante i ciak della sua “Passione di Cristo”, il panoramico Valsinni, ove visse segregata la poetessa protofemminista Isabella Morra, e poi salire nel Parco delle Dolomiti Lucane in cui i borghi appoggiati ai crinali dentellati di roccia grigia di Castelmezzano e Pietrapertosa (area sosta nel parco Urbano di Conca S. Antonio), collegati da una mirabolante carrucola volante ove praticare “ il volo dell'angelo”, destano incanto. Come, del resto, l'intrico di vicoli intorno a cui si snoda La Rabatana di Tursi.
Ed ecco, poi, lo scenario diventare come l'Arizona, western, appunto, tra i pinnacoli dei Calanchi Lucani, 500 ettari di superficie tra le valli del torrente Sauro e dei fiumi Agri e Basento. Tra queste creste di sabbia argillosa, ove volteggiano l'avvoltoio divino sacro agli antichi egizi, e fanno tana le volpi, Pier Paolo Pasolini, Lina Wertmüller, Giuseppe Tornatore e Mel Gibson, hanno ambientato molte pellicole, e soprattutto vi è stato confinato per otto mesi e otto giorni lo scrittore e pittore Carlo Levi. Che piacere, prima di raggiungere Scanzano Ionico, fermare il caravan tra i calanchi, e sostare qualche ora in questo territorio quasi lunare. Certo, non sarà un'area di sosta ufficiale, che magari converrebbe realizzare (una dotata di 40 piazzole costa 267 mila euro, con un ricavo annuo di 77.100). Ma qui, tra i calanchi ove passeggiava Levi, il viaggio in camper raggiunge l'apoteosi, e regala quel senso di libertà che solo l'en plein air può dare.
Luca Bergamin
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