Margherita Hack, su Twitter come Alan Sorrenti
Pioggia di messaggi per la morte, tra involontaria ironia e luoghi comuni
Arrendiamoci, ormai va così: la perdita di un personaggio famoso scatena sui social network un'ondata emotiva pari alla lettura di gruppo di un libro di Moccia in una prima liceo romana. Muore Margherita Hack e da Twitter parte una specie di hola da stadio che si sviluppa con decine di messaggi esistenziali del tipo “Ciao Margherita ora insegna agli angeli che non esistono”. Oppure profonde riflessioni sulla cosmogonia: “Un'altra stella si è aggiunta al firmamento, ora le studierai da vicino".
“Signora delle stelle”, “Figlia delle stelle”, “Stella tra le stelle”, nemmeno fosse una canzone di Alan Sorrenti. Sommessi messaggi di sorpresa (Chi cazzo è Margherita Hack???) e anche qualcuno di composto dissenso (è morta margherita hack-atea vschiesa, comunista animalista "liberale" x i diritti inventati dei gay vegetariana CONVINTA! NON MANCHERÀ!!!). Tweet psicoanalitici (stanotte ho sognato stelle cadenti. Ora scopro che è morta Margherita Hack???) e ambigui messaggi religiosi (Chissà se la Hack sta già disquisendo di stelle con.. Dio? Chissà che sorpresa trovarselo lì, in carne e spirito!). C'è chi personalizza un po' troppo l'evento (È morta Margherita Hack. Era uguale a mia nonna! Stessa fisionomia e pettinatura! Ora sono insieme tra le stelle...) e chi prova equilibrismi danteschi (e quindi uscimmo a riveder le stelle... #Margherita #Hack #fb).
Viene da chiedersi che cosa la Hack, persona rude, diretta e schiva, avrebbe pensato davanti a questo effetto collaterale del web 2.0 che trasforma la morte in una gara tra prefiche (quelle che piangevano e si strappavano le vesti ai funerali nell'antichità), nemmeno fossimo in Corea del Nord quando resta secco un Kim. Perché si debba partecipare ad un forzato rito funebre comune dicendo qualcosa di più intelligente/simpatico/patetico/emotivo degli altri. Piuttosto che sentirsi molto addolorati per la sua morte, è meglio provare a raccoglierne il testimone. Magari riflettendo su una sua frase: "Come sempre nel nostro Paese quando si deve tagliare, si tagliano la cultura e la ricerca, ritenute evidentemente un inutile lusso".
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