Troppo forte il dolore, troppi i rischi: così Walter Visigalli ha deciso di farsi amputare la mano che nel 2000 a Monza si era fatto impiantare con un'operazione mai effettuata prima in Italia. "A marzo sono cominciate le crisi di rigetto più intense - ha detto Pierangela Riboldi, la moglie - Da quel momento è stato un massacro di cortisone ma il rigetto non si è fermato. Alla fine, il bivio era tra cancrena e setticemia".
Dovrà abituarsi alla nuova situazione - E' stata quindi inevitabile l'operazione effettuata martedì scorso alla clinica Columbus di Milano per rimuovere la mano che gli era stata impiantata dal professor Marco Lanzetta al San Gerardo di Monza.
La moglie ha aggiunto: "Avrà dei colloqui con la psicologa perché dopo quasi 13 anni si deve abituare alla nuova realtà: ora ha un moncone che parte dal gomito. Il professor Lanzetta, che ci è stato sempre molto vicino e ha fatto tutto quello che ha potuto fino all'ultimo giorno, ora sta studiando quale protesi applicargli, non appena sarà guarito".
Un intervento storico - Fumagalli perse la mano quando aveva 22 anni mentre il trapianto è avvenuto 13 anni dopo. L'intervento apparve subito molto complesso. Ma per parecchi anni le reazioni di rigetto si erano presentate in forma leggera, mentre negli ultimi due la situazione era degenerata con ulcere molto dolorose e gravi rischi per la salute dell'uomo.
Rimozione rapida – Il chirurgo Marco Lanzetta ha spiegato la necessità di quest'ultimo intervento: "Dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme (così come avevamo messo nel conto quando si fece il trapianto) che non era il caso di rischiare la vita e molto serenamente è stata asportata la mano ricevuta 13 anni prima". Lanzetta ha precisato: "Il tutto è durato poche decine di minuti con un intervento in anestesia locale. Ora si apre una fase nuova".