Ospiti di 2K Sports per un evento post-lancio di WWE 2K20, l’ultimo capitolo della sua serie dedicata al mondo del wrestling, abbiamo assistito alle riprese degli show RAW e Smackdown alla Manchester Arena. Tgcom24 e Mastergame hanno potuto intervistare quattro atleti che compaiono nel gioco, tra cui uno dei due volti di copertina di questa edizione del gioco, l’irlandese Becky Lynch.
Nell’albergo in cui alloggiano i lottatori, sono tante le star che hanno calcato il ring. Il primo, Big E dei New Day, appare di fronte a noi nella sua enorme stazza, inziando a parlare della sua esperienza come sollevatore di pesi, andata avanti in parallelo ai suoi primi anni in WWE, del suo passato da giocatore di football. Big E parla della fatica che si impiega per riuscire a intrattenere i fan, una fatica a cui lui e gli altri membri della stable New Day, Kofi Kingston e Xavier Woods hanno ormai dedicato la propria vita. "Per catturare l'immaginazione del pubblico, divertirlo, dargli ogni volta qualcosa da ricordare. Che si tratti di 15mila persone in un palazzetto o di 100mila a WrestleMania".
Big E parla del suo amore per la Tag Team della WWE, sparita dai riflettori. "Amiamo il tag team wrestling ed è stato un onore per noi aiutare a riportare sotto i riflettori questa componente dello show. Il nostro regno con il titolo è stato uno dei più lunghi della storia della WWE... è stato incredibile, non avevamo mai immaginato di poter fare qualcosa del genere. Abbiamo tirato fuori questa cosa di un Tag Team a tre che era diversa, unica, e beh, ha funzionato". Il parlare di una "coppia a tre".
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Immancabile un pensiero verso i wrestler del passato, con Big E (classe '86) che confessa l'amore che nutriva da ragazzino per Goldberg, che veniva dalla Florida come lui e trasudava una personalità "contagiosa". Big E parla dei suoi wrestler preferiti, come Scott Steiner (lo stesso che ha ispirato il nome della mossa Frankensteiner, usata da King nel videogioco Tekken) e Vader, veri e propri super-eroi in carne e ossa.
Big E ha poi speso qualche parola d'elogio per il collega Kenny Omega, che aveva sottolineato l'assurdità nel non far esibire Big E in match importanti. "Io punto a fare il mio lavoro al meglio, controllando quello che riesco a controllare. Ho 33 anni, ci sono wrestler in attività con dieci anni più di me sulle spalle, ho ancora tempo per crescere... ma non spetta a me stabilirlo, io mi concentro sul mio lavoro".
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Inevitabilmente, l'attenzione si sposta sui videogiochi. "Sono cresciuto tra gli anni 80 e 90, i videogiochi sono stati una parte importante della mia vita", commenta Big E. "Quando giocavo a football al college, eravamo sempre attaccati al controller quando tornavamo da una partita, era il modo in cui legavi con i compagni di squadra. Credo continui a essere un modo fantastico, per persone di tutte le età, per fare amicizia. Appena posso, accendo la mia PS4 e mi faccio una partita. Non ho avuto ancora molto tempo per provare WWE 2K20, sono riuscito a giocarci solo oggi - c'era una console lì per l'evento - ma cavolo, è figo vedere che sono parte del gioco".
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Nemmeno il tempo di concludere con Big E che si passa a Drew McIntyre, scozzese di quasi due metri che tifa per i Glasgow Rangers. Davanti a un tè bollente, McIntrye racconta di come il wrestling fosse una passione di famiglia, quasi un'ossessione che lo ha spinto a entrare in questo mondo e a diventare campione di TNA e WWE. Il wrestler preferito di Drew, da bambino, era Bret "Hitman" Hart, con cui a 24 anni si è ritrovato a girare per lavoro in Germania. "Uno dei miei ricordi più cari".
Drew ha parlato di alcuni match particolarmente complessi affrontati nella sua carriera, principalmente quelli in Scozia per la Insane Championship Wrestling: "In quelle occasioni si è perso un attimo il controllo della fisicità del match. Ma ne sono uscito tutto intero, quindi va bene così". Al contrario di Big E, McIntrye non è un appassionato di videogiochi, principalmente perché non ha molto tempo da dedicargli, ma ha avuto l'occasione di giocare a WWE 2K20, scegliendo un wrestler d'eccezione. "Ho scelto me stesso, ovviamente! I wrestler giocano sempre con se stessi nei giochi, per poter controllare le statistiche e prendersi in giro dietro le quinte. Le mie sono migliori di quelle di Bobby Lashley e la cosa lo manda ai matti", afferma con il sorriso sulle labbra.
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Dopo la chiacchierata con Drew, è il tempo di avvicinarsi a Rebecca Quin, meglio conosciuta come Becky Lynch. Irlandese di 32 anni, Becky ha vinto il titolo di campionessa femminile di RAW e sfoggia con fierezza la cintura, dopo essere stata la prima atleta a detenere entrambi i titoli femminili della WWE: "Smackdown ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore", confida, dal momento che anche in Irlanda Smackdown era l'unico show per i fan del wrestling a essere trasmesso in chiaro in TV. Non avendo il satellite a casa, in famiglia guardavano solo quello, ed esser diventata campionessa a Smackdown è stato per lei la realizzazione di un sogno.
Becky è stata la seconda non-americana a partecipare a un main event a WrestleMania, ma anche la prima a vincerlo. Una notizia che la mostra per quella che è: una ragazza cresciuta guardando Smackdown in TV che si emoziona all'idea di esser diventata davvero parte della storia di quel circo coloratissimo. Becky confida che a suo avviso, la nuova generazione di lottatrici femminili della WWE sia oggi più incentrato sullo spettacolo, e svela di ispirarsi maggiormente a Lita: "Non era la tipica modella bionda, ma un'atleta in cui potevo identificarmi. Era audace, spavalda, si comportava da maschiaccio. Era così dannatamente cool".
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Becky confessa che vorrebbe combattere con Beth Phoenix, Stephanie McMahon e Ronda Rousey, ex campionessa UFC passata al wrestling all'inizio dello scorso anno, e che ama mettere le mani sui videogiochi WWE 2K per rivedere i suoi vari costumi, anno dopo anno, anche se in genere, quando gioca, seleziona altri lottatori.
Altro giro, altra corsa, ed ecco che si passa a Bobby Lashley, 43 enne a cui il wrestling di oggi non piace più. Il suo primo approccio con il wrestling è avvenuto in Germania, dove viveva da bambino e dove, a casa dei suoi, c'era "un solo canale", confessa. "Ma la domenica mattina davano il wrestling, perciò mi alzavo presto per guardarlo. Era qualcosa di assurdo e bellissimo. La prima volta mi dissi 'Wow, che diavolo è questa roba?!?' Non credevo che persone come The Iron Sheik vivessero al di fuori del televisore. Erano super-eroi. I miei preferiti erano Superfly Jimmy Snuka, Ricky Steamboat, Hulk Hogan, Mr. Perfect... e ovviamente Ultimate Warrior".
Lashley sottolinea come il wrestling e la WWE siano cambiati negli ultimi anni. "Tanto. Prima essere dei tipi tosti contava, oggi è tutto show, e si cerca di rendere imprevedibile il risultato di ogni match", commenta l'atleta. "Un tempo sapevi che quel tizio avrebbe preso a calci quell'altro, oggi può accadere sul ring qualsiasi cosa".
A rendere tutto più "complicato" ci pensano gli stessi fan, oggi decisamente più informati. "Tanti, troppi media che mettono becco su qualsiasi cosa. Tante persone che credono di avere voce in capitolo, il che genera un sacco di stronzate senza senso. A volte temo che i media stiano rovinando questo business, ed è una cosa da cui mi tengo lontano. Non esiste che io sfrutti la cosa per mettermi in luce e fregare qualcun altro, è un aspetto del wrestling di oggi che non mi piace per nulla. Per me l'unica cosa che conta è allenarsi duramente e fare bene il proprio lavoro". L'intervista prosegue con elogi nei confronti di Roman Reigns, con Bobby che sostiene di aver imparato molto dalle loro sfide. "Perché Roman è davvero in gamba, merita il suo ruolo da superstar".
Lashley conclude dicendo di "non essere più il videogiocatore di una volta", confidando la sua passione per i giochi sportivi (NBA, NFL, WWE), ma anche per gli sparatutto come Call of Duty, e quando è a casa guarda soprattutto giocare i suoi figli. Anche lui ama giocare sempre con se stesso, ed è particolarmente orgoglioso del fatto che lo facciano anche i suoi ragazzi (avuti dalla wrestler Kristal Marshall). Per i suoi figli, il fatto che il papà sia un personaggio dei videogiochi è importante quasi quanto vederlo salire su un ring per incontri guardati da milioni e milioni di persone in tutto il mondo. "È folle. Li vedi con un gran sorriso in faccia, mentre ripetono 'Quello è il mio papà!'. È come essere un personaggio di Street Fighter".