Unipol, giudici: decisivo il ruolo di Berlusconi
"Fu necessario il suo benestare alla pubblicazione della telefonata Fassino-Consorte". La replica degli avvocati Ghedini e Longo: "Sentenza priva di logica giuridica"
Il ruolo di Silvio Berlusconi nella vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte fu decisivo. E' il senso delle motivazioni della condanna del leader del Pdl a un anno di reclusione. "Senza l'apporto in termini di concorso morale di Berlusconi, non si sarebbe realizzata la pubblicazione". "La qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata", si legge ancora.
"Berlusconi sentì quella telefonata" - Secondo le motivazioni Berlusconi, la sera della vigilia di Natale del 2005, ad Arcore, ascoltò "attraverso il computer, senza alcun addormentamento", la registrazione audio della telefonata, poi pubblicata sulle pagine del "Giornale", si legge in un altro passaggio delle motivazioni: il riferimento è al fatto che alcuni imputati hanno sostenuto che il leader del Pdl aveva gli occhi chiusi nel momento in cui si ascoltava la telefonata stessa.
"Condotta lesiva verso la pubblica amministrazione" - I giudici hanno inoltre ritenuto di non concedere le attenuanti generiche allo stesso Berlusconi, tenendo conto "della sua qualità di pubblico ufficiale" e "della lesività della condotta nei confronti della Pubblica amministrazione".
Inoltre "va considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l'interesse politico delle intercettazioni era pertanto evidente così come la volontà di darvi risalto".
Ghedini e Longo: "Non c'è logica giuricia" - Secca la replica degli avvocati di Berlusconi Niccolò Ghedini e Piero Longo, che ai giudici ribattono: "Le motivazioni della sentenza dimostrano ancora una volta la impossibilità di celebrare dei processi a Silvio Berlusconi a Milano. Tale decisione appare ancor più straordinaria visto che a un incensurato si negano non solo le attenuanti generiche ma anche la sospensione condizionale, confermando vieppiù il pregiudizio".
"Le osservazioni contenute in sentenza - riprendono i legali -, totalmente smentite dai testi in dibattimento per la posizione di Paolo Berlusconi sulla sua effettiva partecipazione alla pubblicazione dell'intercettazione e per cui non v'è il benché minimo indizio, divengono prive di ogni logica giuridica per il Presidente Berlusconi".
"Condannato per concorso morale" - Secondo Ghedini e Longo "il Presidente Berlusconi viene condannato per concorso morale e quindi non già per aver posto in essere qualche condotta specifica ma per aver rafforzato il proposito del fratello Paolo proprietario ed editore del Giornale. Mai nessuno ha potuto prospettare alcunché in proposito e anzi colui che ha consegnato l'intercettazione ha affermato che il Presidente Berlusconi non l'ha mai ascoltata. Parimenti Paolo Berlusconi ha ripetutamente ribadito che Silvio Berlusconi mai se n'era interessato. E' una sentenza dunque basata sull'incredibile principio del 'cui prodest', che non potrà che essere riformata nei gradi successivi".
Unipol, no a ricusazione giudice - La Cassazione ha respinto la richiesta di ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti del tribunale di Milano che ha condannato Silvio Berlusconi ad un anno di reclusione per la vicenda dell'intercettazione Consorte-Fassino nella tentata scalata a Unipol. Lo ha deciso la sesta sezione penale, rigettando la richiesta dei legali del leader del Pdl. L'istanza era già stata bocciata dalla Corte d'Appello di Milano.
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