Sensibilizzare i medici di medicina generale e la popolazione affinché ci si sottoponga ai test per verificare l'infezione dal virus dell'epatite C. E' l'appello dei microbiologi clinici italiani aderenti all'Amcli, secondo cui in Italia "c'è una vera e propria epidemia nascosta". La maggior parte dei malati, infatti, non sa di aver contratto l'epatite C e al momento non esiste un vaccino.
Dati ufficiali sottostimati - L'Amcli fa sapere: "Non esiste una vera arma di prevenzione contro il virus che causa l'epatite C. Attualmente sono disponibili solo cure attraverso farmaci nuovi e ben tollerati, al contrario delle epatiti A e B per le quali esiste un vaccino".
In Europa si stima che siano oltre 9 milioni le persone con epatite C cronica. In Italia, l'incidenza conosciuta di infezione da Hcv è 0,2 per 100mila. I microbiologi, però, sottolineano: "Questi dati ufficiali sono largamente sottostimati a causa della natura nascosta del virus stesso, che oltretutto è molto infettivo e facilmente trasmissibile".
Come avviene il contagio - I maggiori fattori di rischio sono gli interventi chirurgici, l'esposizione percutanea in corso di trattamenti cosmetici, i rapporti sessuali e il contatto diretto con sangue infetto. I risultati delle ricerche evidenziano che i più esposti al contagio sono i maschi giovani. Pierangelo Clerici, Presidente Amcli, spiega: "L'infezione acuta diventa cronica in un'elevata percentuale dei casi, stimata fino all'85%. Il 20-30% dei pazienti con epatite cronica C sviluppa, nell'arco di 10-20 anni, una cirrosi e da questa l'epatocarcinoma (il tumore al fegato) può evolvere in circa l'1-4% dei pazienti. Anche in Italia servirebbe, come si sta già facendo negli Stati Uniti, una maggior sensibilizzazione dei medici di medicina generale e della popolazione affinché ci si sottoponga ai test nei laboratori di microbiologia clinica".