La Palma d'oro del 66esimo festival di Cannes va al film-scandalo "La vie d'Adele" di Abdellatif Kechiche. La pellicola racconta l'amore omosessuale tra Adele, una ragazzina di quindici anni ed Emma, un'artista con cui lei scopre l'amore passionale e fisico. Miglior interprete feminmile è Beatrice Bejo per "Il passato di Farhadi", maschile Bruce Dern per "Nebraska". Delusione per Paolo Sorrentino escluso dal palmares.
La Palma d'oro è andata non solo a "La vie d'Adele" ma, eccezionalmente, anche alle due giovani protagoniste Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux. Il regista franco-tunisino del cinema sociale, in odor di documentario, tocca corde molto sentite nella Francia di oggi e senza dubbio è fortemente d'attualità, dopo il caos a Parigi per le nozze gay. Dai lunghi dialoghi con le sue coetanee fino al sesso rappresentato in maniera realistica, tra nudità e gemiti. Adele (Adele Exarchopoulos) è una ragazzina di quindici anni come tante che va a scuola, partecipa alle manifestazioni studentesche e si lancia in mille chiacchiere su tutti gli argomenti possibili con le sue amiche. Arriva per lei la prima esperienza eterosessuale con un ragazzo, ma è stranamente attratta da una sconosciuta dai capelli blu e non capisce neppure perché. Dopo una prima esperienza lesbo con una compagna di scuola, conoscerà con la ragazza dai capelli blu che si chiama Emma (Lea Seydoux) il vero amore passionale e intimo. Da qui una storia piena di sesso esplicito (non si erano mai viste tante lunghe immagini di orgasmi lesbo, di sfregamenti e variazioni nell'amplesso), ma anche di amore pieno e passionale. Delusione, invece, per l'esclusione dal palmares di Cannes dell'unico film italiano in concorso: "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino.
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La Palma d'oro a "La vie d'Adele" di Abdellatif Kechiche