Nei Paesi più ricchi si sprecano più alimenti in casa. Non fa eccezione l'Italia dove il 42% del totale degli sprechi, di 76 chili a testa all'anno, si materializza all'interno delle mura domestiche. Un peso ingente, pari al 25% della spesa. A rilevarlo è Waste Watcher, l'Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato nell'ambito dell'Università di Bologna.
Quantità eccessiva - Waste Watcher sarà operativo in partnership con Swg, società di ricerche di mercato, con l'obiettivo di fornire monitoraggi periodici sugli sprechi, alimentari ma non solo. I dati della ricerca sono il frutto del sondaggio effettuato su 2mila cittadini italiani maggiorenni, stratificati per genere, zona ed età. Metà dei cittadini ritengono lo spreco alimentare un problema rilevante e grave, un terzo si definisce preoccupato e quasi la metà richiede una maggiore informazione sull'argomento. Il cibo che viene buttato giornalmente è troppo per il 53% delle donne, per il 54% dei responsabili degli acquisti, per il 54% di chi si occupa di gestire la spesa in frigo e in dispensa, per il 75% di chi vive in un nucleo più numeroso (6 o più).
Gli effetti - I principali effetti dello spreco alimentare nelle risposte degli intervistati sono inquinamento e impoverimento delle risorse ambientali per il 21%, povertà e fame nel mondo per il 19%, aumento rifiuti per il 18%, spreco di risorse per il 14%, conseguenze economiche per il 16% (aumento dei prezzi per l'8%, danni economici e speculazione per il 3%, diseguaglianze socio-economiche per il 3%, eccessiva produzione di ricchezza per il 2%.
I motivi - Ma perché le famiglie italiane sprecano? Per consumismo, secondo il 20% degli intervistati, carenza culturale ed educativa secondo il 18%, eccessivo benessere per il 16%, superficialità e pigrizia per l'11%, incapacità di gestione del bilancio familiare per l'11%, condizionamento del mercato, tempi frenetici, scadenze ravvicinate, altro per il 13%.