Confessa di essere "tesa", di non riuscire a "godersi questo momento". Perché Valeria Golino, che debutta nelle vesti di regista, grazie a "Miele" è arrivata in concorso a Cannes. Abito lungo a fiori e minicardigan viola, è pronta a salire le scale della Debussy per la premiere con i suoi attori Jasmine Trinca, Vinicio Marchioni, Carlo Cecchi e il suo compagno Riccardo Scamarcio, ammette: "Mi piacerebbe essere più serena, ma sono fatta così".
"Senza Viola Prestieri e Riccardo non ce l'avrei fatta - dice Valeria - produttori all'antica, io dovevo solo pensare a fare bene il film, tutto il resto, le noie, le grane me l'hanno risparmiate. Ci hanno creduto, io in tutti questi mesi avrei perso passione. Da quando abbiamo preso il libro alle riprese è passato un anno e mezzo, poi il set e la post produzione, senza il loro appoggio non sarei qui". E già la Golino pensa al suo secondo film: "Ho cominciato tardi? Le cose devi sentirtele, quando sono stata matura l'ho fatto e questo è un lavoro che s'impara facendo. Io ora sento che posso". Su "Miele" c'è una sorta di "passa parola non previsto e certo il tema poteva spaventare, invece dopo due settimane siamo ancora ad aumentare le copie. Penso che le istituzioni, la politica siano un passo indietro rispetto a questi temi, le persone invece sono più consapevoli e aperte, meno bigotte quando si parla di argomenti che fanno pensare tutti, come il fine vita, l'eutanasia".
Nel film infatti Jasmine Trinca è Irene, una trentenne che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. In una parola suicidio assistito. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne (Cecchi) in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato.