Domenica finisce per tutti il campionato 2012/13. Per tutti, sì, visto che per qualcuno il torneo è già terminato anche grazie a qualche partita un po' così. E magari quella faccia un po' così l'abbiamo fatta noi, che abbiamo visto Torino-Genoa e abbiamo fatto gli scandalizzati di fronte a quella specie di badminton, madre di tutte le non-partite (chiedere anche ai tifosi del Chievo, gare interne con Catania e lo stesso Torino) di questa fine d'anno. Sempre facile - a caldo - fare un po' di moralismo sul male antico dei biscotti calcistici. Salvo poi, una volta ferme le bocce del campionato, andare al mare e dirsi che il calcio è anche questo, che fa parte del gioco, mors tua vita mea, vai col liscio dei luoghi comuni, sempre impregnati di italianissimo fatalismo su malcostumi per noi inestirpabili. Di biscotti sono piene le credenze di tutte le squadre, nessuna esclusa. E non li eliminerai mai completamente dal codice non scritto del pallone. Però il calcio italiano - e nella fattispecie la sua principale espressione, la Serie A - un po' di dieta potrebbe e dovrebbe applicarla. Come? Alzando di un bel po' l'asticella dei calcoli da furbetti, così facili dalle nostre parti. E questo è possibile - o almeno fortemente auspicabile - riducendo il numero delle squadre e introducendo un sistema di playoff e playout, come funziona in Serie B e Lega Pro da qualche anno a questa parte.
Tanto per cominciare, basta con le 20 squadre, si torni alle 18. Quattro giornate in meno, un mese di torneo risparmiato con effetti benefici anche sul calendario e sulle energie: tutti ad ammirare gli exploit di Bayern e Borussia e nessuno, al di là del valore dei due team, che ricordi come la Bundesliga sia l'unica "top league" a 34 giornate. Tempo ritagliato buono per infilarci una coda non troppo ampia - organizzabile sostanzialmente in tre tornate di gara - che decida, di fatto, tutti i traguardi del campionato, fatta eccezione ovviamente per lo Scudetto. Questa, in sintesi, la proposta:
CHAMPIONS LEAGUE Playoff che coinvolga dalla 2.a alla 5.a squadra classificata. Seconda contro quinta, terza contro quarta, andata e ritorno, regole mutuate da quelle attualmente in atto in B (vince chi fa più gol, in caso di paritá nessuna conta dei gol esterni, niente supplementari e rigori, passa chi è arrivata davanti in regular season). Sempre come attuato in B, il playoff si potrebbe non disputare nel caso in cui i distacchi siano ampi: anche qui, si potrebbero fare valere i 10 punti di margine tra la terza e la quarta classificata.
EUROPA LEAGUE Ci vanno le due perdenti dei playoff Champions e la vincente della Coppa Italia. Oppure, nel caso faccia parte del pacchetto giá qualificato alle Coppe, la vincente di un playoff andata e ritorno tra la sesta e la settima classificata sempre con un criterio di punti di distacco (potrebbe essere annullato se superiore ai 5).
RETROCESSIONE Giù per direttissima le ultime due classificate, per il terzo posto in B playout dalla 13.a alla 16.a classificata, con 13.a contro 16.a, 14.a contro 15.a. Stesse regole d'ingaggio dei playoff Champions (e logiche di distacco in punti tra 15.a e 16.a), con un'unica differenza: qui servirebbe uno spareggio finale tra le due perdenti, in quanto una sola retrocederebbe. Allora, ultimo atto del campionato tra le due pericolanti: e qui, magari, potrebbe scattare una variazione sul tema con la cara, vecchia gara unica. Che, se in paritá ai supplementari, premierà la migliore classificata nella stagione.
Le andate e i ritorni dei tre playoff potrebbero essere organizzate alla stregua di una giornata del torneo con cinque partite per ciascuno dei due round. Poi, in coda, lo spareggio per evitare la B.
Su 18 squadre partecipanti al campionato, tirando le somme, ben 13 avrebbero obiettivi di classifica. Proviamo a proiettare questa ipotesi - anche se le varianti di punti sarebbero state certamente diverse - sul torneo in via di conclusione tagliando fuori Siena e Pescara, le ultime due: gli ultimi 90 minuti servirebbero sul piatto una incredibile volata per la salvezza, con il solo Palermo fuori dai giochi e una volata a quattro per evitare l'altra retrocessione diretta tra Torino, Sampdoria, Atalanta e Genoa. Poco sopra, altro sprint tra Chievo, Cagliari, Bologna e Parma per evitare i playout. Sopra, duelli Milan-Fiorentina e Lazio-Udinese per la definizione della griglia Champions, con la Roma alla finestra per l'eventuale sesto posto. Insomma, le uniche totalmente fuori dalla mischia e non toccate dall'esito della gara finale sarebbero le prime due, Juventus e Napoli, il Catania e l'Inter.
Si possono fare tante obiezioni, una delle quali sul fatto che nessuno dei principali campionati europei ha un sistema di questo tipo. Qualcosa del genere vige invece nel campionato belga. I belgi, in Francia, hanno la parte interpretata dai Carabinieri nelle nostre barzellette, non sono figurati insomma come esempio di intelligenza. Noi italiani, invece, di intelligenza ne abbiamo a sacchi, e lo si nota anche quando giochiamo a calcio, specie nelle ultime giornate di campionato. Ecco perché, per evitare le solite, abbondanti merende biscottate e i conseguenti calpestamenti della maltrattatissima cultura sportiva, si potrebbe per una volta essere stupidi quanto i belgi. Utopico? Complesso? Ingiusto? Affascinante? Utile o inutile? Diteci la vostra, magari Abete legge.