Fiducia al governo, tregua tra i "ribelli" del Pd
Documento dei dissidenti con un'agenda delle prossime priorità per l'esecutivo. Civati: "Deciderò se uscitre dall'Aula"
Il voto di fiducia al governo di Enrico Letta potrebbe vedere un sì compatto dei gruppi parlamentari del Pd. Diversi dei "ribelli" che avevano detto no a un esecutivo di larghe intese alla direzione del partito, sembrano infatti decisi a votare sì anche dopo la scelta del premier di puntare per la sua squadra più su nomi nuovi che sui "big". Un gruppo di "dissidenti" firma un documento da portare alla riunione dell'assemblea dei gruppi parlamentari.
I firmatari si dicono pronti a votare la fiducia pur indicando un'agenda stringente delle prossime priorità che il governo dovrà mettere all'ordine del giorno. Si tratta di Sandra Zampa, Sandro Gozi e Laura Puppato, ai quali nelle ultime ore si sarebbero aggiunti anche i nomi di Stefania Pezzopane e Donatella Albano visto che il documento è stato inviato a tutti i deputati per l'eventuale firma. Anche Pippo Civati avrebbe aderito pur riservandosi di valutare dopo il dibattito al gruppo se adeguarsi all'indicazione che verrà data o uscire dall'Aula visto che sul governo le sue perplessità "restano". "Devo decidere - spiega - se uniformarmi al gruppo o se esprimere una posizione personale eventualmente uscendo dall'Aula".
Voterà la fiducia anche Rosy Bindi che, pur mantenendo le sue perplessità sulle larghe intese e criticando gli errori del Pd, fa sapere di aver apprezzato la squadra messa in campo da Enrico Letta. La presidente dimissionaria dell'assemblea dei Democrats, peraltro, guarda anche alle prossime tappe che aspettano il Pd. E fa sapere che se per la segreteria del partito si profilerà un match tra Fabrizio Barca e Matteo Renzi, lavorerà a un terzo nome. Non il suo ma quello di un candidato dal profilo "ulivista" che, a suo avviso, è "l'unica via" per il Pd. Per il momento si apre, comunque, il capitolo della "reggenza" che dovrà portare il partito fino al congresso e che verrà decisa alla riunione dell'assemblea nazionale che, per il momento, resta confermata per il 4 maggio. Per la guida del partito fino al congresso resta in pole Guglielmo Epifani.
Tra le ipotesi circolate nelle ultime ore c'è però anche quella di Stefano Fassina. Anche se c'è chi chiede che la scelta ricada su una figura che non entri poi anche nelle logiche congressuali. Non ci sarà certamente la candidatura di Matteo Renzi a quel ruolo né i suoi sono intenzionati a presentare una candidatura di area. La richiesta è quella di una candidatura che non sia "di rottura" con l'ala renziana e che parli a tutto il Pd. E non è difficile immaginare che, qualora si ipotizzasse una candidatura proveniente dall'area dei "giovani turchi", i renziani vedrebbero meglio un nome come quello di Matteo Orfini piuttosto che quello di Stefano Fassina, decisamente critico con il sindaco ai tempi delle primarie.
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