Il Gip di Vercelli, Giorgio Potito, ha revocato il "non luogo a procedere" nei confronti di Antonio Cangialosi e stabilito la riapertura delle indagini per la morte della piccola Matilda, la bimba di 2 anni uccisa il 2 luglio 2005 a Roasio, nel Vercellese, con un calcio che le spappolò milza e fegato. La Procura di Vercelli avrà ora sei mesi per nuove indagini che vedono imputato, Antonio Cangialosi, ex compagno della madre della piccola.
Al momento del delitto, in quell'appartamento c'erano solo la piccola Matilda, la mamma Elena Romani, già indagata e assolta, e l'allora compagno della madre, Antonio Cangialosi, prosciolto nella prima inchiesta. Oggi, con il provvedimento del gip, è lui a tornare al centro delle indagini. "E' tutto assurdo", ha commentato l'uomo quando ha appreso la notizia. "Siamo soddisfatti", dicono invece gli avvocati difensori della madre.
La versione della madre - L'autopsia sulla piccola rivelò che Matilda era morta a causa di lesioni al fegato, a un rene e ad una costola, compatibili con il tentativo di un adulto di bloccare la piccola esercitando una forte pressione sulla schiena,con una mano o con un piede. All'epoca la madre raccontò che la bambina aveva vomitato sul letto: lei la prese, la diede in braccio a Cangialosi, poi uscì sul balcone per stendere la biancheria sporcata dal vomito. Sempre la donna raccontò che al suo ritorno la bimba era esanime.
Per la donna tre assoluzioni - Diversa la versione di Cangialosi che, accortosi, che Matilda stava male, si prodigò per aiutarla. A fare partire le indagini fu proprio una sua denuncia sui ritardi dei soccorsi. La Romani venne accusata di aver provocato la morte della bimba con un calcio, sferrato in un momento d'ira, e fu rinviata a giudizio per omicidio preterintenzionale. Dopo due assoluzioni, la Cassazione mise la parola fine, almeno per lei, al giallo, confermando la sua ricostruzione dei fatti, nonostante il sostituto Vito D'Ambrosio avesse chiesto un annullamento della sentenza di assoluzione, con rinvio a nuovo processo per Elena Romani.