Un giallo irrisolto quello della nave mercantile Hedia che si inabissò il 14 marzo 1962 nelle acque del Canale di Sicilia. Ecco le fasi di una tragedia ancora in attesa di verità.
Quando?
Il 14 marzo 1962 la nave Hedia si inabissò.
Cosa?
La Hedia era una nave da carico da 4300 tonnellate di stazza. Batteva bandiera liberiana e quello che poi finì in naufragio doveva essere l'ultimo suo viaggio. Da Ravenna fino in Spagna e ritorno con uno scalo intermedio a Casablanca. Dopo la società armatrice, la Compagnia Naviera General S.A. di Panama, aveva intenzione di farla rottamare.
Chi?
La mattina del 16 febbraio 1962 la Hedia prese il largo da Ravenna con a bordo venti persone: diciannove italiani e un gallese.
La rotta
Fu un viaggio tranquillo quello della Hedia, almeno fino al 5 marzo, quando la nave scaricò come da programma alcune tonnellate di concimi chimici a Burriana, ripartendo successivamente vuota verso il Marocco. Il 10 marzo a Casablanca i marinai italiani caricarono quattromila tonnellate di fosfati attesi a Venezia e ripartirono per l'ultima volta, incuranti della burrasca che infuriava nel Canale di Sicilia. Proprio per questo motivo il comandante fece telegrafare all'armatore l'intenzione di non passare per lo Stretto di Messina, ma di seguire invece la rotta che porta a sud della Sicilia. La Hedia passò Gibilterra, costeggiò la costa algerina, e poi svanì all'improvviso in prossimità dell'isola tunisina di La Galite il 14 marzo.
Il giallo dell'SOS
Non ci fu nessuna richiesta d'aiuto e nessun apparente segno del naufragio. Subito si pensò al peggio, a un naufragio dovuto al condizioni proibitive del mare. Onde alte cinque metri agitavano ancora il Canale di Sicilia, quando iniziarono le ricerche congiunte delle unità della Marina Italiana con il supporto di una nave militare statunitense.
Fu depistaggio?
Nove giorni dopo la scomparsa del mercantile si aprì una falsa pista proprio mentre si stavano svolgendo le perlustrazioni. "Il Centro radio di Malta, ieri 22 marzo alle ore 19.34" riportò il quotidiano La Stampa, "ha intercettato un messaggio a tutti i mezzi naviganti, lanciato dal comando di porto di Tunisi, con il quale si informavano le unità in navigazione che il giorno 21 marzo, alle ore 10.14 il piroscafo Hedia aveva notificato la sua posizione e si trovava in difficoltà a ridosso dell'isola La Galite". Ma era tutto falso.
Le ricerche dei parenti
Furono il padre e la fidanzata del marconista Claudio Cesca a non credere alla versione del naufragio. Ma quando la famiglia di Cesca chiese notizie le autorità tunisine e francesi si dimostrarono estremamente suscettibili.
Ipotesi
E' probabile che a causa della tempesta il capitano Agostinelli e i suoi uomini si trovarono fuori rotta, nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Forse, il mercantile liberiano venne scambiato per uno dei bastimenti carichi di armi che rifornivano da sette anni e mezzo gli indipendentisti algerini del Front de Libération Nationale (FLN). Forse la Hedia trasportava anche armi. Di sicuro c'è che proprio in quei giorni di marzo del 1962 la guerra franco-algerina viveva ore cruciali.