E' morto stamattina in una clinica di Roma, all'età di 61 anni, Pietro Mennea, ex velocista azzurro, olimpionico e per anni primatista mondiale dei 200 metri. Da tempo lottava con un male incurabile.
Appresa la notizia della morte del campione Pietro Mennea, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è rientrato precipitosamente da Milano, dove si trovava per impegni di lavoro. Il numero 1 dello sport italiano ha disposto l'allestimento della camera ardente per oggi pomeriggio, nella sede del Coni, a Roma.
"La freccia del sud", come era chiamato, è stato il più grande velocista della storia dell'atletica italiana: nella sua straordinaria carriera, è stato il primo atleta al mondo a riuscire nell'impresa di arrivare in finale alle Olimpiadi in quattro edizioni consecutive (da Monaco '72 a Los Angeles '84). Ha conquistato un oro e due bronzi olimpici, un argento e un bronzo ai Mondiali, tre medaglie d'oro, due d'argento e una di bronzo ai campionati europei. Il suo 19"72 sui 200 metri piani è tuttora il record europeo, così come resiste ancora il suo primato nazionale di 10"01 sui 100 metri, stabilito sempre nel suo anno d'oro, il 1979.
Nato a Barletta il 28 giugno 1952, il padre era sarto e la mamma casalinga. A 15 anni, su uno stradone della sua città, era solito sfidare in velocità una Porsche color aragosta e un'Alfa Romeo 1750 rossa: a piedi, sui 50 metri, batteva l'una e l'altra e guadagnava i soldi necessari per pagarsi un cinema o un panino. Dopo aver frequentato ragioneria, si è laureato a Bari una prima volta in scienze politiche, su consiglio di Aldo Moro, che allora era ministro degli Esteri. Successivamente ha conseguito anche le lauree in giurisprudenza, scienze dell'educazione motoria e lettere. Era sposato con Manuela Olivieri ed è stato anche eurodeputato dal 1999 al 2004.