dopo 5 anni

In Siria con la madre combattente, Alvin finalmente in Italia | Al telefono col padre: "Riportami a casa"

Lieto fine per il piccolo, che era finito nel campo profughi di Al Hol. Il bambino non parla quasi più italiano. Il bimbo era stato arruolato nei combattenti dell'Isis e piangeva per tornare a scuola

E' tornato in Italia Alvin Berisha, il bimbo di 11 anni di origine albanese portato via nel dicembre del 2014 dalla mamma che voleva unirsi all'Isis. Il piccolo, la cui madre sarebbe morta in un'esplosione, era finito poi nel campo profughi di Al Hol, a nord est della Siria, dove è stato ritrovato. Il padre: "Ti avevo promesso che saresti ritornato a casa. Ora sei grande, quasi un ometto".

"Papà portami a casa, voglio tornare a scuola" Il bimbo, spiega il procuratore Antiterrorismo di Milano Alfredo Nobili, ogni tanto riusciva a mettersi in contatto telefonico col padre ed erano chiamate disperate. "Papà, ti prego portami a casa, voglio tornare a scuola", diceva Alvin al genitore che aveva prestato il consenso, assieme ai suoi familiari, a farsi intercettare le chiamate dalla Procura che conduceva le indagini per riportare il bimbo in Italia. 
"Ci colpirono le grida di dolore dalla Siria del piccolo e come lui chissà quanti", ha detto  il pm Alfredo Nobili. "Quando arrivò in Siria nella zona del califfato fu immediatamente arruolato nelle giovani 'leve'", ha aggiunto il procuratore Nobili. "Io ancora ricordo dalle intercettazioni telefoniche, avendo messo sotto controllo, con il loro assenso, i telefoni del papà e dei suoi famigliari, che arrivavano notizie dalla Siria di questo bambino disperato che supplicava il genitore chiedendogli 'papa', ti prego portami a casa, voglio tornare a scuola'".

Alvin è apparso sereno e sorridente Alvin, appena sceso dall'aereo, è apparso sereno e sorridente. Il ragazzino non parla quasi più italiano. Vestito con jeans, giubbotto blu ed un cappellino rosso, Nello scalo romano ha trovato ad accoglierlo il padre e le due sorelle. La polizia di frontiera ha attivato le procedure di affidamento del minore al padre.

Padre Afrim: "Ora sei a casa" "Ti avevo promesso che saresti ritornato a casa. Ora sei grande, quasi un ometto". Con queste parole, visibilmente commosso, il padre di Alvin, Afrim Berisha ha accolto il figlio. Vicino a lui le sorelle più grandi, che nel momento di riabbracciarlo gli hanno consegnato i suoi vecchi giocatoli.

In campo con 70mila persone "Quando è stato recuperato Alvin, nel campo profughi in cui si trovava c'erano 70 mila persone, non è stato facile, ma è stato accolto come un principino". A parlare è Maria Josè Falcicchia, dirigente dello Scip, tra le persone andate in Siria a riprendere il bambino. "All'inizio il piccolo, che non parla più italiano perché lo ha dimenticato, ma solo l'arabo e un po' l'albanese - ha spiegato Falcicchia - era guardingo, ma ha sempre sorriso, sta bene".

Madre voleva fargli scordare il passato "La mamma di Alvin dopo essere diventata diventata foreign fighter, oltre avere cambiato nome al proprio figliolo con il nome di Yusuf, farle dimenticare l'italiano e parlare solo l'arabo si era risposata con un combattente. Voleva in sostanza fargli scordare completamente il suo passato in Italia", ha spiegato Marco Rosi, comandante del reparto antiterrorismo del Ros dei carabinieri, che ha attivamente parte all'operazione che ha consentito il rimpatrio del bambino.

"Quando la mamma di Alvin è deceduta con l'esplosione di una bomba, grazie all'aiuto della Croce Rossa e delle Ong, abbiamo individuato il campo dove si trovava il piccolo", ha concluso Rosi.