19 marzo

19 marzo: ecco il papà del Terzo Millennio

Un po' mammo, un po' Peter Pan

© Getty

Il papà italiano del Terzo Millennio sa fare il "mammo", cavandosela alla grande con pappe e pannolini, è giocherellone e non rifiuta di leggere la favola della buonanotte anche se ha lavorato dieci ore, se ama lo sport diventa volentieri allenatore e tifoso dei propri figli, se arriva un brutto voto da scuola sa trasformarsi in psicologo e chiedersi "che cosa c'è che non va"; quando serve si trasforma in taxista dei figli adolescenti. Insomma, a prima vista, è un padre da dieci e lode. Il suo unico torto, secondo gli esperti, sta semmai nella tendenza ad essere troppo comprensivo e complice, il che responsabilizza meno i figli e li rende meno pronti ad affrontare le difficoltà della vita. 
La fotografia dei padri italiani è tratteggiata da Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell'Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico), in occasione del 19 marzo, festa di San Giuseppe e di tutti i papà.  "Il papà italiano è molto cambiato negli ultimi decenni, ma si tratta soprattutto di un cambiamento di atteggiamento: nella sostanza, ovvero nell'emozione e nell'amore per i figli, somiglia a quello di 20-30 anni fa". La differenza rispetto alla figura paterna della passata generazione sta nel fatto che i padri di una volta erano meno teneri e tendevano a responsabilizzare di più i figli, per prepararli alla vita. "I papà moderni" precisa l'esperta "sono più innamorati e più protettivi nei confronti dei pargoli, ma così rischiano di farli arrivare impreparati al confronto con il mondo esterno". 
In ogni caso, i padri attuali lavorano tutto il giorno fuori casa, ma la sera sanno di non potersi abbandonare sul divano ed essere serviti, anche se a molti di loro piacerebbe poterlo fare. Anche quelli che arrivano a casa tardissimo non rinunciano a un momento di gioco o di vicinanza con i figli, anche se a volte sono così stanchi da addormentarsi alla prima pagina della fiaba della buona notte. Ma non si arrendono e ci si provano, a volte mescolando i personaggi della storia con frammenti di racconto della loro giornata, dalla riunione fiume alla discussione con il capo. E ancora: i papà di oggi vestono con i jeans, "ma sanno ancora insegnare come si fa un nodo alla cravatta", prosegue la psicoterapeuta. E se il figlio torna a casa con un brutto voto in matematica, non lo puniscono come faceva il loro padre con loro, ma si improvvisano psicologi e chiedono al pargolo cosa c'è che non va, anche se "spesso cercano responsabilità fuori dai propri figli".
Insomma, i papà del Terzo Millennio sono più comprensivi e collaborativi rispetto a quelli di una volta. Sono anche più giocherelloni: il 60 per cento di chi ha figli di tre-dieci anni gioca con loro nei giorni festivi e il 41,7 per cento lo fa anche durante la settimana. E questo, spiega il pediatra milanese Italo Farnetani, "è un bene, a patto che non ne risenta il ruolo paterno: il padre deve essere per il bambino la figura maschile di riferimento, un adulto autorevole", in grado di affiancare la mamma, ma senza sostituirsi a lei. "Insomma, direi che la madre è il ministro degli Interni e il padre quello degli Esteri", scherza Farnetani.
A cinque anni, conclude Vinciguerra  "vediamo il papà come un super eroe, a 15 come se fosse il nostro peggior nemico, ma quando diventiamo adulti riconosciamo i suoi pregi e i suoi difetti. Quando alla fine lui non c'è più, se è stato un buon padre, cercheremo di seguire il suo esempio".

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