MECCANISMI E METABOLISMI

Obesità, il cervello femminile fa più fatica a resistere al cibo

Più difficile per le donne in sovrappeso dire no allo stimolo del cibo rispetto ai maschi. Uno studio italiano spiega perché

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Le donne obese o in sovrappeso fanno più fatica a controllare la fame e a resistere allo stimolo del cibo rispetto agli uomini, perché i meccanismi di gratificazione legati al cibo e il metabolismo cerebrale sono diversi nel cervello femminile. Lo spiega sulla rivista Aging uno studio italiano del Policlinico San Donato, dell'università Vita-Salute San Raffaele, dell'Ospedale San Raffaele di Milano e dell'Università degli studi di Milano

PIù alto nelle donne obese il metabolismo cerebrale  I ricercatori hanno riscontrato infatti nelle donne con un alto indice di massa corporea un aumento del metabolismo cerebrale (nell'emisfero anteriore destro) e una particolare connettività neurale. Nei circuiti cerebrali del controllo e della decisione hanno osservato una ridotta connettività, che invece aumenta nei circuiti legati alla gratificazione dovuta al piacere di mangiare. Questo collegamento è stato individuato per ora in donne obese e anziane in sovrappeso, con un'età media di 74 anni, visto che lo studio è stato condotto solo su soggetti anziani.

Obesità, ormoni e stimoli del cibo  "Sappiamo già da tempo che l'obesità differisce nelle donne e negli uomini per diversi aspetti - commenta Livio Luzi, dell'Università degli studi di Milano -. Differenze di genere che si rispecchiano nella composizione corporea e che sono dovute a fattori ormonali, ambientali e dietetici". Le ragioni più probabili di queste diversità, ancora da chiarire, "sono da imputare anche agli effetti degli ormoni sessuali nella risposta del cervello al cibo. I dati analizzati in questo lavoro fanno pensare che l'esposizione a stimoli alimentari appetibili veda i maschi più efficaci delle femmine nel limitare l'assunzione di cibo", continua. I dati dovranno essere confermati anche nelle donne obese giovani, ma la differenza vista dovrà portare in futuro, conclude Luzi, "ad adattare la cura e la prevenzione dell'obesità sulla base anche di questi risultati".