Donne manager, impegnate nella professione, magari in Parlamento o, perché no, premier e capo di stato? Va benissimo, purché non si tratti della moglie, della mamma e, a volte, perfino della figlia. Insomma, le pari opportunità vanno benissimo, finché non si penetra nelle mura domestiche: quando entrano in gioco le persone della famiglia, negli uomini italiani scatta un meccanismo ancestrale che ancora saldamente le figure femminili della propria famiglia ai ruoli più tradizionali. E, a sorpresa, anche molte donne sembrano pensarla allo stesso modo.
Il vissuto degli italiani nei confronti della donna oggi è fotografato dal rapporto annuale sulle donne che Manageritalia ha predisposto in vista dell'8 marzo. L'istantanea dei Italiani è a luci e ombre: da un lato, quasi allo stesso livello dei loro colleghi europei, i cittadini maschi di casa nostra sarebbero assolutamente a loro agio con una donna premier, con un voto di 7,8 su una scala da 1 a 10 (la media Ue-27 è di 8,6 - fonte Commissione Europea Eurobarometro 2012), ma quando si entra nel sacro orizzonte di casa propria tornano a pensare
secondo schemi ancestrali.
Se poi, in particolare, si analizza la reazione del maschio italico all'ipotesi un premier donna, si vede che in un certo senso l'Italia si colloca su posizioni non distanti dalle media europea, ma comunque si piazza agli ultimi posti della classifica europea, a pari merito con la Romania, sotto la media Ue (8,6) e lontanissima dai paesi nordici (Svezia 9,7 e Danimarca 9,6), ma anche da Spagna e Francia (9,0) e Germania (8,6). Quando poi si prendono in considerazione i valori e la mentalità, il quadro si fa ancora più sconcertante. Spicca in particolare il fatto che sono le stesse donne, in misura percentuale maggiore, a considerare se stesse ancora come regine della casa (87% contro 67% degli uomini). Anche per consumi e acquisti prevale l'esclusività della donna (55,9%), ancor più per i giovanissimi tra 18 e 24 anni (74%) e per le stesse donne (61%) rispetto agli uomini (51%). Anche l'esclusività nel rapporto con i figli (50,1%) è più targato al femminile (57%) che al maschile (44%).
Spiega Marisa Montegiove, coordinatrice Gruppo Donne Manager di Manageritalia: "Il nostro rapporto donna 2013 contiene altre interessanti e spesso preoccupanti schegge di una realtà immobile e incapace, spesso più nella testa delle persone che nella vita di tutti i giorni, di cogliere e soprattutto favorire una parità che la società comincia a proporci e imporci. Le stesse donne, si mostrano in alcuni casi più arretrate degli uomini e incapaci di guardare al bicchiere mezzo vuoto".
E' comunque evidente che la crisi economica attuale sta innescando una serie di profondi cambiamenti che porteranno una importante evoluzione nei costumi e nei comportamenti quotidiani nel giro dei prossimi anni, con significative ripercussioni nei vissuti e quindi nella mentalità dei nostri connazionali, sia uomini che donne. Certo, sarebbe meglio se questa evoluzione fosse frutto di un sentire comune, più che conseguenza di una serie di eventi esterni: "Solo così possiamo cavalcare il cambiamento e non subirlo e farci male. Possiamo ancora farcela, basta volerlo'' conclude Montegiove.