L’Atalanta ferma il City e sfiora l'impresa in Champions: a San Siro è 1-1
Pasalic nella ripresa pareggia la rete di Sterling. Citizens senza portiere nell’ultimo quarto d’ora ma escono imbattuti
L’Atalanta resta aggrappata con i denti all’Europa più bella: un colpo di testa di Pasalic al 49’ firma il primo punto in Champions League nella storia dei bergamaschi. Con il Manchester City finisce 1-1 e i nerazzurri hanno di che recriminare: gli inglesi giocano l’ultimo spicchio di gara senza portieri, per l’infortunio di Ederson (rimasto negli spogliatoi all'intervallo) e l’espulsione del subentrato Bravo per aver steso Ilicic lanciato a rete all'81'. A difendere i pali dei Citizens entra Kyle Walker, di solito difensore, ora portiere di notte. Peccato che l’Atalanta tiri verso la sua porta in una sola occasione in 16 minuti.
A Bergamo guardano il bicchiere mezzo pieno. Il punticino di San Siro ha valore sia per il morale che per la classifica: il rocambolesco 3-3 tra Dinamo Zagabria e Shakhtar Donetsk lascia aperto qualche spiraglio per il Sogno.
Questo è il calcio,
un calcio fatto di sliding doors (il rigore fallito da Jesus al 42’) e di rinascite, vedasi quella nerazzurra nella seconda parte di gara.. A San Siro nella ripresa si è rivista l’Atalanta di Gasperini, quella palla-tra.i-piedi e pedalare. Determinazione e convinzione hanno messo alle corde un buon Manchester City, forse convinto di poter chiudere la pratica a sua discrezione.
Primo tempo variopinto e monocordeLa partita da dentro o fuori l’Europa trasforma San Siro in una dependance di Piazza Vecchia, a Bergamo Alta. Si vedono solo sciarpe nerazzurre e si captano solo accenti orobici. I padroni di casa partono con Pasalic tra i titolari, Malinovsky e Muriel al fianco di Gasperini. Guardiola si tiene vicino Aguero preferendogli Gabriel Jesus.
Nemmeno il tempo di abituarsi alle casacche dei Citizens, un po’ yellow submarine, un po’ rosa confetto che il Manchester fa subito prevalere la forma sulla sostanza. De Roon perde male palla in uscita al 7’ e Jesus, di tacco in area, libera Sterling che di destro insacca. Raheem Sterling, sì ancora lui: all’andata ne fece tre e ora cala il poker, eguagliando in quattro gare il suo record assoluto di reti in Champions (5). L’Atalanta accusa il colpo sia psicologico che agonistico. Ilicic sembra ancora più croce che delizia ma è comunque l’unico a infiammare San Siro e a non far dormire sonni tranquilli alla difesa del City. I bergamaschi hanno il baricentro troppo basso e non trovano sbocchi validi sulle fasce o nel duo Gomez-Pasalic. Il City gioca la sua gara da pretendente alla finalissima continentale contro la cenerentola della Champions. Qualche errore bergamasco di misura e piedi sopra la media portano Mahrez e Sterling a un passo dal raddoppio. Nel finale pasticciaccio brutto dell’arbitro Kulbakov che, prima concede un rigore al City per una trattenuta di Toloi (rivelatasi fuori area), poi vede solo con la Var un mani di Ilicic in area sulla seguente punizione. Dal dischetto va Gabriel Jesus che mette a lato di un soffio.. Il pericolo scampato scuote i bergamaschi che chiudono in avanti una prima frazione sicuramente controllata dagli uomini di Guardiola.
La metamorfosi Negli spogliatoi avviene il miracolo sportivo perché quella scesa in campo nella ripresa è un’Atalanta completamente rinnovata. Non nella forma ma nella sostanza. Nessun cambio tecnico ma una voglia di rimontare che ha senza dubbio sorpreso il City. Il pubblico percepisce che qualcosa è cambiato e Pasalic lo certifica, incornando di cattiveria un gran bel cross di Gomez al 49'.. E’ la svolta: da questo momento il Manchester arranca e indietreggia. Djimsiti fallisce il bis sempre di testa, un paio di trame nerazzurre non vengono trasformate per un soffio. La serata profuma di impresa visto che nemmeno l’ingresso di Aguero per Jesus rivitalizza gli inglesi. Ilicic non si ferma più quando ha la palla tra i piedi: ci prova Claudio Bravo a fermarlo all'80' ma commette fallo da ultimo uomo e saluta anzitempo San Siro. City in dieci, Atalanta padrona del campo. Il miracolo sembra a un passo ma nemmeno i sette minuti di recupero sono sufficienti per realizzarlo. La strada però è quella buona.
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