L'ULTIMO SALUTO

Schianto di Halloween, l'addio a Giulia di Castelfranco e l'abbraccio dei due padri

La città si stringe attorno alla famiglia della 19enne morta nello schianto dell'auto guidata dal fidanzato Alberto, ancora ricoverato

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L'abbraccio tra due padri piegati dal dolore ha segnato a Castelfranco Veneto il momento più angosciante del funerale della 18enne Giulia Zandarin, morta nella tragedia stradale di Halloween, avvenuta a Musile di Piave. Il fidanzato Alberto, 19 anni, guidava l'auto che si è ribaltata. Lui, che martedì si era risvegliato dal coma e ha saputo solo allora della fine di Giulia, è ancora in ospedale, grave. 

A Giulia, che non ha avuto scampo nel ribaltamento della "Mercedes", hanno dato l'addio centinaia di persone. Un funerale assolutamente sobrio, nessun applauso all'uscita, nulla che potesse distogliere dal silenzio nel quale famiglie e amici hanno dato l'ultimo saluto alla ragazza. Ma un gesto, un abbraccio come una "boccata d'ossigeno", ha catturato lo sguardo di tutti quello tra il papà di Giulia e il papà di Alberto, Franco Antonello, l'imprenditore che aveva lasciato il lavoro per seguire la vita del figlio maggiore, Andrea, autistico.

Una vicenda, quella degli Antonello, che aveva ispirato un romanzo, e anche un film, "Tutto il mio folle amore", di Gabriele Salvatores, portato alla 76/A Mostra di Venezia. "Mio figlio in coma non è un criminale" ha fin qui ripetuto l'uomo. Dopo tre giorni di coma farmacologico indotto per i traumi subiti nell'incidente, martedì Alessandro era stato trasferito dall'ospedale di Mestre a quello di Castelfranco, vicino a casa. E mercoledì nel Duomo della cittadina trevigiana c'è stato solo spazio per condividere il dolore fortissimo che unisce le due famiglie.

I genitori dei due giovani hanno preso parte alle esequie seduti nei primi banchi della chiesa, assieme ad altri congiunti. Il rito è stato celebrato da don Franco De Marchi, parroco di San Floriano, frazione d'origine di Giulia. In uno dei passaggi dell'omelia il sacerdote ha sottolineato che "l'amore è anche scusare, accettare, e accogliere l'altro per quello che è", auspicando, in seguito, un decorso clinico favorevole per Alberto.